XVI Domenica del Tempo Ordinario - Anno C

Gn 18,1-10 Sal 14 Col 1,24-28 Lc 10,38-42

Clerus
20 luglio 2025

«Marta accolse il Signore come si è soliti accogliere i pellegrini,

e tuttavia accolse il Signore come serva, il Salvatore come inferma,

il Creatore come creatura.

Lo accolse per nutrirlo nella carne,

mentre era lei che doveva essere nutrita nello spirito»,

Sant’Agostino, Discorso 103, 1.2

Non disturbare!

Quando la vita ci chiede di scomodarci, non sempre siamo disposti ad alzarci. A volte preferiamo rimanere nella quiete triste e addormentata della nostra vita, non vogliamo essere infastiditi; altre volte preferiamo stordirci nella nostra quotidianità affannata e travolgente, pur di non trovarci davanti alla possibilità di accogliere qualcosa di nuovo che ci interpella e ci mette in discussione. I nostri desideri rimangono dentro un cassetto e viviamo la vita come persone deluse, pronte a prendersela con chi ci ricorda che si potrebbe vivere anche in un altro modo. È così che tante volte perdiamo anche l’occasione di incontrare Dio, lo lasciamo passare, perché preferiamo non essere disturbati.

L’inaspettato

Dio arriva infatti nella nostra vita proprio quando non ce lo aspettiamo, come accade ad Abramo alle querce di Mamre. Per Abramo e Sara è un momento di delusione, un tempo nel quale sembra che la speranza di un futuro e di un figlio si sia allontanata definitivamente. È l’ora più calda del giorno, quella in cui tutto sembra morto, quando tutto è fermo e non vorresti essere disturbato. In quell’ora sembra impossibile che accada qualcosa.

Abramo è seduto sulla soglia della tenda, certamente perché è il luogo in cui può godere del passaggio dell’aria, ma questa posizione assume anche un valore simbolico: Abramo aspetta ancora. Si vede infatti anche da come reagisce all’arrivo dei tre ospiti. Nonostante sia l’ora più calda, si attiva immediatamente, corre, ordina, organizza. Sembra quasi che non vedesse l’ora di ricevere quella visita. È un atteggiamento insolito, perché un ospite che arriva senza preavviso in quell’ora potrebbe infastidire o trovare una risposta frettolosa. Abramo invece si dedica a loro con cura, personalmente, come se quella visita avesse riacceso in lui la speranza.

Un falso benvenuto

Anche Gesù arriva in casa di Marta e Maria senza preavviso. Arriva non da solo, ma addirittura con tutti i suoi discepoli. Gesù desidera fermarsi, è stanco, ma non sempre abbiamo voglia di accoglierlo e di ascoltarlo. Forse quel giorno anche Marta avrà avuto altri progetti, ma non ha il coraggio di riconoscerlo.

Marta, il cui nome in aramaico significa ‘signora, padrona’, esce per andare incontro a Gesù. È lei che domina la scena. Luca ci dice che è Marta ad ospitare Gesù, quasi per sorprenderci davanti al suo atteggiamento, perché non si mostrerà poi così attenta alla presenza di Gesù: possiamo anche esprimere un benvenuto a parole, ma non è detto che le nostre azioni siano coerenti con quel saluto. Possiamo anche dire che vogliamo accogliere Gesù nella nostra vita, ma poi le nostre priorità stanno da un’altra parte.

Reazioni sorprendenti

Quando rischiamo di essere svelati nelle nostre incoerenze, cerchiamo di svalutare gli altri per salvare la nostra immagine. Quel giorno, Marta probabilmente non aveva voglia di ascoltare Gesù, ma faceva fatica a riconoscerlo e a dirlo esplicitamente. Si sente messa da parte ed è probabilmente invidiosa della relazione tra Gesù e Maria. Vuole riprendere il controllo e per questo motivo prova a mettere in cattiva luce la sorella. Opera attraverso il meccanismo manipolatorio della triangolazione: parla male della sorella, accusandola di pigrizia e disinteresse, rivolgendosi a Gesù davanti a lei. Quando siamo vittime della triangolazione, come Maria in questo caso, non solo restiamo feriti, ma in qualche modo non possiamo difenderci direttamente, perché gli interlocutori non siamo noi. Dobbiamo solo sperare che colui al quale è rivola la parola, prenda le nostre difese, proprio come fa Gesù, smontando il sistema di Marta.

Ciò che è opportuno

Gesù dice a Marta che Maria si è scelta la parte buona, vale a dire ciò che in quel momento andava fatto. Marta non ha fatto cose cattive, ma in quel momento non erano la priorità. Una persona va accolta prima di tutto con l’ascolto, riconoscendo il dono della sua presenza. Le cose da offrire vengono dopo e sono il segno concreto di quell’accoglienza. Il bene che possiamo fare sgorga come conseguenza dall’incontro con Gesù. Altrimenti diventa un attivismo sterile e infondato, che si sgonfia al primo momento di difficoltà, perché non trova le sue ragioni.

Il vero ospite

Alla fine scopriamo allora che è stata Maria a ospitare veramente Gesù, non Marta! Luca non ci sta presentando due atteggiamenti in competizione o complementari, vuole piuttosto aiutarci a fondare la nostra relazione con Gesù su un ascolto e un’accoglienza autentica, che ha bisogno di tempo e di attenzione. Fare cose buone per Gesù non giustifica la nostra incapacità di fermarci ad ascoltarlo.

Leggersi dentro

-       Sono capace di dedicare tempo per ascoltare Gesù o la mia vita di fede è fatta solo di cose da fare?

-       Mi lascio disturbare da chi mi chiede tempo o sono sempre preso dai miei impegni?