"Vocazioni felici", il libro di Chiara D'Urbano su chiamata e affettività

Il volume della psicoterapeuta, con una prefazione di Papa Francesco, indaga il tema "integrare orientamento sessuale, affetti e relazioni" nella vita consacrata. La presentazione oggi 9 aprile nella Sala della Conciliazione del Palazzo Lateranense. Sono intervenuti i cardinali Baldassare Reina, vicario per la Diocesi di Roma, e Lazarus You Heung-sik, prefetto del Dicastero per il clero, il vescovo ausiliare di Roma Di Tolve e suor Alice Callegari

10 aprile 2025

Eugenio Murrali - Città del Vaticano (Fonte Vatican News)

“Dare valore a tutto quello di bello che c’è nell’essere umano” e aiutarci con quello che le scienze umane offrono, perché “anche come comunità credente, non possiamo esimerci da quello che la comunità scientifica ci porta come comprensioni delle realtà umane”. Sono parole di Chiara d’Urbano, l’autrice di Vocazioni felici. Integrare orientamento sessuale, affetti e relazioni (edizioni San Paolo), presentato questo pomeriggio, 9 aprile, nella Sala della Conciliazione del Palazzo Lateranense. Nel libro della psicoterapeuta l’integrazione è vista attraverso due prospettive, quella personale e quella ambientale del contesto, perché, afferma, “c’è una responsabilità individuale, ma anche il bisogno di una rete attorno”. All'interno del volume, che è un testo esperienziale, sono presenti anche significative testimonianze.

 

La prefazione di Papa Francesco

Il volume è aperto dalla prefazione del Pontefice, che si rivolge a Chiara D'Urbano con una lettera. Il Papa osserva che "parlare di vocazioni e alle vocazioni significa farsi vicino alle gioie e alle sofferenze di un servizio spesso non apprezzato. Eppure il mondo ha bisogno di sentir parlare di Dio, di incontrare e riconoscere i testimoni di un amore che include, che perdona, che non delude, che non segue le mode del tempo. L'Amore per sempre e per tutti, tutti, tutti!". Anche Francesco, come l'autrice all'interno del saggio, si sofferma sulla dimensione dei religiosi, che spesso sentono il peso di un pregiudizio che li vorrebbe perfetti: "Il Signore non ci ha chiamato al ministero alla vita comune perché siamo 'speciali', migliori di altri, ma ci è venuto a cercare nella nostra debolezza, ha bussato al nostro cuore difettoso, ha guardato e ha amato la nostra natura umana. Noi dobbiamo rispondere con tutto questo alla Sua chiamata d'amore. In questo senso, credo che possiamo dire che persone integrate, per esempio, possono essere i preti e le consacrate che sanno riconoscere e benedire 'il cuore', centro unificatore e propulsore di tutto, e con creatività, coraggio, e audacia annunciano il Risorto. Non integrate sono invece le persone critiche, che hanno messo il cuore sotto chiave o sperimentano il vuoto nella loro vocazione, e allora cercano altro". A conclusione della sua lettera, mette in rilievo la forza dello studio di D'Urbano: "Il tuo libro ci ricorda che le scienze umane hanno molto da dirci sul tema dell'integrazione dell'affettività, dell'orientamento sessuale, e delle relazioni interpersonali. So che da anni ti occupi di accompagnare cuori di fratelli e sorelle in ricerca, ricordandoci che i sacerdoti e le religiose saranno vocazioni realizzate e felici se si lasciano plasmare dalla Grazia, e lavorano sulla propria umanità originale e unica, perché diventi consapevole e armoniosa".

Una visione serena sull'umano

Il cardinale Baldassare Reina, vicario per la Diocesi di Roma, ha salutato la sala piena e si è soffermato sul valore del libro, sottolineando quanto il cammino vocazionale sia un percorso impegnativo, con delle difficoltà umane, ma con l’obiettivo di una vocazione felice, che nel volume è descritta con "un'idea forte", quella dell'integrazione di tutte le dimensioni della persona, perché "noi non solo abbiamo un corpo, ma siamo un corpo, non solo abbiamo dei sentimenti, ma siamo i sentimenti". Un'attenzione particolare va rivolta alla storia personale di ognuno, una storia che "segna e insegna", come anche è centrale la nuova attenzione data alle scienze umane nella formazione. Per il cardinale è fondamentale "avere una visione serena sull'umano, che è quanto di più bello potesse regalarci il buon Dio e quanto di più fragile, il vaso di creta di cui parla Paolo in una delle sue lettere". Chi forma e accompagna deve avere, asserisce monsignor Reina, "un atteggiamento di delicatezza", di fronte a un'umanità fragile che a volte fa fatica a integrare le diverse spinte, quella affettiva, sessuale, vitale, relazionale. "Il libro che Chiara D'Urbano ci consegna - conclude il vicario -, è un messaggio di responsabilità rivolto a tutti noi che viviamo la vocazione, ma anche a chi questa vita la osserva dall'esterno". Non bisogna dimenticare l'umanità delle persone consacrate e anche chi osserva ha, conclude il cardinale, il dovere di accompagnare senza giudicare.  

 

 

Non rinuncia alla felicità, ma compimento vero

Per il cardinale Lazarus You Heung-sik, prefetto del Dicastero per il Clero, il libro di Chiara D'Urbano sa affrontare "con profondità e delicatezza il mistero della vocazione, restituendole il volto che le è proprio: quello della gioia, della pienezza, della vita realizzata".  In questo senso, la vocazione non si configura come "una rinuncia alla felicità", ma anzi diventa "il suo compimento più vero". A tal proposito il prefetto ha citato l'esortazione apostolica Christus vivit e ha ricordato il "progetto di felicità" che il Padre ha per noi. Nel presentare il volume, il presule ha sottolineato che "vocazione significa scoprire chi sono veramente, per chi sono fatto, e lasciarmi amare e trasformare da questo incontro". L'approccio integrale alla persona, spesso richiamato dal Pontefice nel suo magistero, è uno dei meriti dello studio di D'Urbano secondo il cardinale, che ha specificato, richiamando le parole del Papa: "non si tratta di formare funzionari del sacro, ma discepoli missionari, uomini e donne pieni di umanità, capaci di ascolto, di empatia, di dono". La realizzazione di ogni vocazione - "un cammino unico e personale, che deve essere accompagnato con rispetto, delicatezza e profondo discernimento" - è inscindibilmente legata alla "piena integrazione della maturità psicoaffettiva". Il prefetto vede Vocazioni felici come "un appello alla Chiesa tutta", quello a creare un “ambiente vocazionale”, una cultura dell’ascolto e dell’incontro, dove sia possibile porre domande vere, e dove i giovani possano fare esperienza della bellezza di una vita donata, integrata, realizzata.

 

 

 

Partire dalla biografia della persona

Il vescovo Michele Di Tolve, rettore del Pontificio Seminario Romano Maggiore, ha citato un testo di don Primo Mazzolari, che terminava significativamente con il verso "Si cerca per la Chiesa un uomo", a indicare che a vivere la vita consacrata sono esseri umani. Il testo ha, secondo il vescovo, un chiaro riferimento all'antropologia cristiana ed è capace di "aiutare ciascuno a guardarsi con lo sguardo generativo che avviene nella Chiesa". Monsignor Di Tolve raccomanda di "guardare all'umanità di ciascuno con quella dignità che ha fin da quando è stata desiderata, pensata, voluta, cercata e poi offerta alla vita". Nella "biografia della persona c'è già la chiave di volta di quello che può essere vivere la pienezza della propria esistenza umana dentro il dono della vita consacrata, dentro la Chiesa". E ha concluso con l'augurio che ognuno possa vivere in pienezza quello per cui siamo stati creati: "Amare alla maniera di Gesù".

L'importanza dell'amicizia

L’incontro, moderato dal giornalista dei media vaticani, Alessandro De Carolis, ha anche visto la testimonianza di suor Alice Callegari delle Figlie della Chiesa, che ha raccontato con vivezza la sua esperienza personale, mettendo in rilievo quanto, nel suo percorso verso una vocazione felice, segnato da momenti gioiosi e momenti difficili, sia stato centrale il fecondo sentimento dell'amicizia: "Avere amicizie in un cammino vocazionale è bello, è sano, è necessario ed è un dono". Un libro che, secondo la suora, "più che letto va pregato", perché "serve a far ricongiungere la vocazione con la realtà meravigliosa della comune esperienza umana", che non è fatta di "uomini e donne perfetti e imbattibili".