Saluto iniziale del Card. Prefetto
Carissimi fratelli Diaconi,
Carissimi fratelli (Cardinali, Vescovi e Sacerdoti), Carissimi fratelli e sorelle,
Grazie di cuore per essere venuti qui, a questo nostro Incontro sul ministero dei Diaconi che intende avviare un cammino comune e dar vita a una rete di relazioni tesa a ravvivare il nostro servizio alla e nella Chiesa.
Anzitutto, desidero porgere il nostro fraterno benvenuto e il grazie più sincero a voi, fratelli Diaconi, alle vostre mogli, alle vostre famiglie e comunità, e a tutte le persone che vi sostengono nel cammino di fede e di servizio alla Chiesa: grazie perché ci testimoniate l’amore di Dio per l’umanità con la vostra dedizione e la vostra passione per il Regno, arrivando spesso - non da soli, ma assieme ai membri delle vostre comunità cristiane - fino alle periferie esistenziali, alle quali il Santo Padre ci richiama continuamente. [Preghiamo per Papa Francesco...].
Siamo coscienti che il dono del ministero dei Diaconi sia una opportunità che riteniamo sempre più urgente cogliere e valorizzare in questo cambiamento d’epoca che comporta sfide ma ci offre anche nuove possibilità. Questo compito oltrepassa le nostre forze e lo possiamo portare avanti solo con la grazia di Dio, facendo la nostra parte, unendo le nostre potenzialità e aiutandoci fra di noi.
L’Incontro di oggi, nel contesto del Giubileo della speranza, è di per sé già un bel segno di speranza, per il cammino del diaconato nella Chiesa e per la Chiesa tutta. Si inserisce nella scia di alcuni momenti importanti in cui il Dicastero per il Clero, all’epoca Congregazione, e altri Enti della Santa Sede, hanno lavorato in passato per questo ministero.
Un primo segno di speranza, dunque, che pone la nostra riflessione all’interno della dimensione sacramentale della Chiesa, è lodare Dio e riconoscere che la vostra è una vocazione specifica nella Chiesa, che non si può confondere con la vocazione e missione di altre figure altrettanto importanti come i presbiteri, i consacrati e i fedeli laici.
A tal proposito, vorrei sottolineare una cosa: si “è” diaconi, prima di “fare il diacono”, e in questo l’opera dello Spirito Santo si è resa visibile nell’aver voluto custodire per tutti i secoli in cui esiste la Chiesa il vostro ministero come segno e strumento della diaconia della Chiesa stessa. Lo Spirito Santo ha custodito i “custodi del servizio della Chiesa”! Che bello!
Nonostante questa “fedeltà millenaria”, il diaconato è anche un ministero giovane, nelle modalità e nelle esperienze rese possibili dal Vaticano II e ribadite nel recente Sinodo. Non dobbiamo guardarlo con atteggiamenti ingenui: il diaconato permanente non è la salvezza della Chiesa e del mondo. Il percorso sinodale, ancora in atto, ci ha fatto percepire che lo Spirito Santo ha piani ben più ampi per la riforma e per un rinnovamento della Chiesa. Non dobbiamo nemmeno spaventarci o cadere in forme di chiusura o di resistenza al cambiamento nel momento in cui riconosciamo alcuni aspetti di fragilità o di ambivalenza in qualche esperienza diaconale vissuta, nel passato o più recentemente.
Accogliendo le parole dell’Apocalisse, il libro della speranza per eccellenza, il diaconato non è esattamente una “cosa nuova”, ma una “cosa di prima resa nuova”, che richiede la pazienza dell’opera di Dio. Lo Spirito è fedele, ma mai frettoloso; tenace, ma mai precipitoso; perseverante, eppure capace di revisione e di affinamento. Il diaconato è un dono dello Spirito alla Chiesa!
Sono e siamo davvero lieti di essere qui, per ascoltare e riflettere insieme sulla ricchezza di un dono così insostituibile e essenziale per la missione della Chiesa e per intraprendere insieme questo cammino, sempre lieti nella speranza. Grazie!
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Ora passo la parola a Sua Eccellenza Mons. Andrés, Segretario del Dicastero.
Grazie!