Rainer Hohmann - Accompagnamento pastorale dei sacerdoti all’interno di una società secolarizzata - Best Practice
Testo Videoclip Rainer Hohmann
Care Sorelle e Fratelli, buon pomeriggio a tutti!
Sono qui per raccontarvi alcune delle esperienze che abbiamo maturato negli ultimi anni riguardo la formazione permanente nella nostra Arcidiocesi di Paderborn. E ciò coinvolge non solo i sacerdoti e i diaconi, ma anche gli operatori pastorali laici, della cui formazione siamo responsabili.
1. Che cosa caratterizza la nostra attuale situazione pastorale? Quali sfide vediamo per i sacerdoti?
La Chiesa in Germania è ad un punto di svolta. La secolarizzazione e la perdita di importanza della Chiesa nella vita di tutti i giorni è massiccia e inesorabile e la pandemia da Covid ha agito da acceleratore. La partecipazione alle funzioni religiose (in particolare alla Santa Messa) si è molto ridotta. I nostri sacerdoti hanno bisogno di reinventarsi e, come dice Papa Francesco, di porsi in modo proattivo al centro della vita delle persone di oggi, altrimenti non vengono presi in considerazione, né tantomeno i loro servizi richiesti. Molti di loro sono visibilmente in difficoltà per questa trasformazione inarrestabile.
Oltre alla crescente secolarizzazione, sperimentiamo quotidianamente nelle persone che incontriamo una forte ricerca di orientamento, di senso e di significato. E per nostra grande fortuna (o forse anche grazia) molti dei nostri sacerdoti riescono meravigliosamente ad essere presenti per queste persone e a gestire in modo creativo la trasformazione ecclesiale, perché hanno delle solide basi che permettono loro di avere un impatto a lungo temine nelle comunità in cui operano.
In merito alle difficoltà del personale ecclesiastico per la trasformazione in atto, incontriamo le seguenti sfide:
· La capacità di adattarsi alla realtà della società “postcristiana” e la sfida di plasmare la Chiesa di conseguenza è una delle principali prove da affrontare.
· Noi sacerdoti abbiamo la necessità di gestire adeguatamente l'ambiguità che ci circonda e a essere pronti ad affrontare con strumenti adeguati la nuova pluralità all'interno della società, ma anche della Chiesa.
· La stima per la vocazione sacerdotale e la reputazione del nostro stile di vita stanno crollando, spesso anche all’interno della stessa famiglia d'origine. Di conseguenza, i preti sono costantemente sotto pressione a giustificare il loro operato, a volte insicuri della propria identità, con la necessità di imparare a convivere con questa ulteriore solitudine.
· Noi sacerdoti ritorniamo, per certi versi, a rivivere l’esilio in terra straniera (un nuovo esilio babilonese). Questa è diventata la nostra nuova sfida spirituale.
· I nostri sacerdoti hanno bisogno di diventare più autonomi, chiedendo proattivamente supporto, aiuto, ispirazione, ecc., e non aspettando che “Santa Romana Chiesa” provveda in tutto e per tutto ai loro bisogni e necessità. Nello sviluppo del personale, la capacità (e in parte anche l’umiltà) di “auto-attivarsi" è per noi fondamentale e nella formazione diocesana, sosteniamo specificamente e attivamente questo comportamento.
· Entro il 2035 si stima che il numero dei nostri sacerdoti, diaconi e, in genere, degli operatori pastorali si ridurrà di quasi il 35-40 %. È una grande prova. Nel prossimo futuro sempre meno persone svolgeranno un lavoro divenuto sempre più impegnativo in contesti pastorali sempre più complessi. In particolare, i giovani preti di domani devono essere preparati in modo specifico a questo, fornendo loro strumenti adeguati per essere più resilienti e autonomi. Anche i conflitti intra-generazionali non sono un tema da sottovalutare in questo contesto.
2. Cosa serve per affrontare le sfide descritte? Come siamo fatti come squadra?
Dal 2015 abbiamo gradualmente costituito il nostro nuovo team di accompagnamento pastorale.
Per noi sono importanti soprattutto queste cose:
· Un team è molto di più della semplice somma dei suoi membri. In questa ottica, nessuno può essere in grado di fare bene tutto. Ci completiamo e sosteniamo a vicenda e siamo ben felici se un collega è in grado di fare meglio di noi qualcosa che a noi non riesce così bene. E questo ci aspettiamo anche dai nostri sacerdoti, iniziando noi stessi a dare l’esempio. Nel corso del tempo siamo riusciti a creare un team multiprofessionale competente su vari fronti.
· Nella nostra squadra abbiamo anche due psicologhe. Con un approccio sobrio e libero da preconcetti e pregiudizi, prestano soprattutto attenzione all'aspetto motivazionale. In questo modo, i sacerdoti possono imparare gradualmente a gestire in maniera efficace il proprio sviluppo individuale e la propria qualificazione professionale.
· Fa parte del nostro team anche una persona che proviene dal mondo aziendale. Ciò che serve in un'azienda o in un'organizzazione laica in termini di competenze serve anche nelle parrocchie: leadership, gestione di processi complessi, pianificazione strategica delle risorse, sono infatti temi comuni.
· La prospettiva aziendale ci aiuta a migliorare la cultura all’interno del team parrocchiale, a ben suddividere gli ambiti di lavoro e le responsabilità, a rafforzare l'attenzione a risultati e obiettivi raggiungibili, che aiutano tra l’altro a dare un senso di realizzazione. I sacerdoti, che spesso sono vissuti e cresciuti da adulti solo nella Chiesa e non conoscono altre realtà lavorative, possono così imparare a guardare in modo nuovo la cultura del lavoro, all’interno della Chiesa stessa, apprezzandone i vantaggi e contribuendo a migliorare consapevolmente ciò che necessita di cambiamento e trasformazione.
· A proposito, nel corso degli anni ho potuto scoprire un inaspettato effetto collaterale positivo di un team multiprofessionale: quando i sacerdoti sono costretti di parlare efficacemente di sé, di quello che gli succede, delle loro preoccupazioni con uno psicologo o con una persona di business, questo rafforza la loro capacità di comunicare e di tradurre, un talento assolutamente necessario in una società post-cristiana. Devono trovare un nuovo vocabolario per essere compresi, chiedendosi se l’altra persona assegna lo stesso significato ai concetti utilizzati. Questo rafforza il dialogo e aiuta ad evitare l’utilizzo di frasi fatte, desuete e autoreferenziali. Alla fine, c'è quasi sempre un'esperienza di condivisione: ciò che unisce, è molto più grande di ciò che divide!
3. Cosa facciamo esattamente? Quali sono i nostri campi di attività?
Alla luce delle sfide descritte, abbiamo ampliato il nostro portafoglio di corsi di formazione, aggiornamenti e seminari e li abbiamo strutturati secondo gli standard attuali relativi allo sviluppo del personale. Attualmente questi sono gli ambiti a cui ci dedichiamo con maggior interesse:
1. Formazione professionale: Si tratta di aggiornare e ampliare la formazione, nello specifico, teologica e pastorale. Sono competenze che i sacerdoti portano con sé dagli studi e dalla formazione universitaria. Per quanto riguarda la qualità dell'Ars Celebrandi, in particolare dei sermoni, c'è ancora molto da fare…
2. Formazione metodologica: Lo studio della teologia, poiché piuttosto orientato alla teoria, richiede di essere supportato da un’ulteriore formazione sulle cosiddette competenze trasversali: Come faccio a moderare grandi gruppi? Come posso gestire i conflitti o condurre valutazioni annuali dei collaboratori? Come organizzo e gestisco efficacemente progetti complessi (project management)? La pandemia di Covid ha accelerato la digitalizzazione della pastorale e della catechesi; una formazione adeguata sull’utilizzo dei sistemi di videoconferenza, delle piattaforme social e dei formati di streaming è essenziale.
3. Formazione e aggiornamenti in ambito psicosociale: si tratta di rafforzare una collaborazione fruttuosa soprattutto con i volontari. Aspetti importanti sono già stati menzionati, come la capacità di lavorare in team, conoscendo e riconoscendo i diversi stili di lavoro: ad esempio, più orientato alle relazioni o più legato ai fatti? Oppure coscienzioso e attento ai dettagli, piuttosto che veloce e creativo? Dove e quando devo intervenire per prendere delle contromisure? E così via.
4. Formazione continua che pone l’accento sulla cura di sé e mette al centro la propria salute, mentale e fisica. Aspetti importanti possono essere, ad esempio, promuovere lo sviluppo autonomo, tenere d'occhio la propria motivazione al lavoro, imparare a porre dei limiti e saper dire di no, gestire adeguatamente le richieste eccessive (effettive o percepite), riconoscere e risolvere le proprie ferite personali, prepararsi ai cambiamenti che la vita ci riserva nel prossimo futuro, etc.
5. Formazione per lo sviluppo di una vera leadership per le posizioni di responsabilità (inclusi i parroci). Qui, stili di gestione obsoleti (ad esempio fortemente gerarchici o paternalisti) rischiano di essere applicati pedissequamente senza adeguarsi ai tempi e al contesto. È qui che investiamo molto, perché il potenziale delle persone di solito si dispiega al meglio solo in presenza di una buona leadership, ma anche qui c’è ancora molto da fare.
6. La formazione nella prevenzione degli abusi sessuali: un campo di scottante attualità e che richiede tanto impegno. Qua è fondamentale garantire l’utilizzo di strumenti idonei per sensibilizzare e formare adeguatamente tutti gli operatori coinvolti, laici e non, inclusi i sacerdoti in pensione.
7. Sostegno finanziario per la partecipazione annuale agli Esercizi Spirituali con l'obiettivo dell' “autoevangelizzazione".
In tutti questi sette campi di lavoro, in parte progettiamo e organizziamo noi stessi gli eventi, in parte ci avvalliamo della collaborazione di istituzioni educative ecclesiastiche o di diocesi limitrofe, e in parte ci rivolgiamo a professionisti attivi sul mercato della formazione.
8. In molti casi, tuttavia, non c'è bisogno di un corso di formazione esplicito. Una consulenza mirata può spesso essere di maggior aiuto. Per questo motivo consigliamo e mediamo i processi di consulenza professionale in situazioni e sfide particolari. Tuttavia, ogni sacerdote può anche richiedere una consulenza di propria iniziativa. Tali processi di consulenza (quali la supervisione o il coaching) comprendono dai sei ai dodici incontri per la durata di vari mesi e si svolgono in un ambiente riservato e dedicato. A seconda delle nostre necessità, abbiamo a disposizione vari consulenti con conoscenze pastorali. Il coaching aiuta a posizionarsi bene in prospettiva per nuovi compiti professionali; la supervisione ha un carattere più riflessivo: aiuta a comprendere meglio a posteriori l'esperienza avuta, soprattutto il ruolo e le dinamiche relazionali, al fine di agire in modo più adeguato in futuro. All'incontro iniziale e all'incontro finale di valutazione, che di solito conduciamo online, siamo presenti come rappresentanti del vescovo e degli interessi della diocesi in un processo di consultazione così confidenziale.
4. Come possiamo riassumere la nostra missione?
Per quanto riguarda la formazione permanente e lo sviluppo del nostro personale, abbiamo da un lato le esigenze individuali dei sacerdoti e dall’altro le esigenze della Diocesi in quanto datore di lavoro. Sosteniamo i sacerdoti nel plasmare la pastorale sul campo. A tal fine, promuoviamo la partecipazione all'istruzione e alla formazione, nonché la supervisione e il coaching, e forniamo consulenza ai sacerdoti su tutte le questioni relative al loro sviluppo professionale e personale. Nel fare ciò, teniamo conto dello sviluppo del potenziale individuale e dell'attuazione degli obiettivi della diocesi. Su questa base, promuoviamo la creazione di reti e lo scambio dei sacerdoti, sia tra di loro sia con i responsabili della diocesi.
Grazie mille per la vostra attenzione e pazienza.