Domenica di Pasqua
At 10, 34. 37-43; Sal. 117; Col 3, 1-4; Gv 20, 1-9.

«Se non fosse tornata in vita la Pietra,
Pietro sarebbe andato perduto»,
Sant’Agostino, Discorso 244, 1
Il buio nel cuore
Quando le cose non sono chiare nella nostra vita, possiamo metterci a cercare per capire meglio. A volte però la nostra mente è confusa, rassegnata. Non riusciamo a vedere quello che sta accadendo, soprattutto se nel cuore è ancora buio per la tristezza e per la delusione. Siamo concentrati sulle nostre attese e facciamo fatica a lasciare spazio alla novità o a soluzioni diverse da quelle che avevamo immaginato.
Il luogo del lamento
I racconti di risurrezione ci mostrano cammini diversi, cammini che partono dalla situazione in cui ciascuno si trova. Sono cammini per arrivare a vedere.
Il cammino di Maria di Magdala parte dal buio. Esce di casa appena possibile. Ma quando non c’è luce è difficile accorgersi di quello che sta accadendo. Il suo desiderio è di andare al sepolcro, quasi per accertarsi che le cose sono finite. Va al sepolcro per piangere un morto, per sentire il dolore della fine. E invece le cose non stanno come lei si aspettava: la pietra è stata rotolata, il peso è stato tolto, il sepolcro è vuoto. Nel buio della sua vita però quell’immagine non diventa un segno di speranza, ma l’occasione per un dolore ancora più forte: non solo il maestro è morto, ma non c’è più neppure il suo corpo, non c’è più un luogo sul quale fare il lamento. Maria di Magdala corre ad annunciare ai discepoli non la risurrezione, ma il dramma di un corpo che non c’è più. È la paura del vuoto, dell’assenza, il timore di rimanere senza nulla.
Cercare Gesù
Ogni discepolo deve affrontare prima o poi nella vita questo cammino di ricerca di Gesù, perché arrivano i momenti in cui non riusciamo più a trovarlo. Come lo sposo del Cantico dei Cantici, il Signore vuole essere cercato. Forse perché questo cammino ci aiuta a fare verità dentro noi stessi, sulle nostre motivazioni, sui nostri desideri, sulle nostre fatiche. Simon Pietro e il discepolo che Gesù amava non corrono infatti allo stesso modo e non arrivano nello stesso tempo.
La fatica di credere
Simon Pietro è affaticato, si porta addosso il peso del tradimento. Il suo è prima di tutto un cammino di riconciliazione. Quando arriva al sepolcro, vede, ma di lui non si dice che credette. Pietro ha bisogno di tempo, è ancora diffidente. I suoi occhi sono ancora incapaci di vedere la presenza di Dio. Si ferma sul vuoto e non riesce ancora a riempirlo di speranza.
Intuizioni
Il discepolo che Gesù amava corre più veloce, perché è immagine di una fede giovane, piena di entusiasmo. Il ricordo di quello che ha sentito, mettendo la testa sul petto di Gesù, lo spinge a cercare l’amato. Questo discepolo è già una persona riconciliata, perché non è scappato davanti alla croce. È rimasto fino alla fine. Di lui si dice infatti che non solo osservò il sepolcro vuoto, ma credette anche. Non è ancora una fede chiara, l’evangelista infatti aggiunge che non avevano ancora compreso la Scrittura e dunque non avevano ancora compreso cosa volesse dire la risurrezione. A volte però si intuisce, anche se non si capisce fino in fondo. E questo basta per continuare il cammino. Le cose si chiariranno piano piano incontrando il Risorto nelle situazioni della vita.
Ognuno il suo cammino
Ciascuno di noi sta facendo il suo cammino, a partire dalla situazione in cui si trova. Ma una cosa è certa: il Risorto si lascia incontrare da tutti. Mettiamoci dunque in cammino, lasciamo i sepolcri, non rimaniamo là a lamentarci, ma proviamo a capire qual è la strada che possiamo percorrere.
Leggersi dentro
- In che modo stai cercando Gesù Risorto?
- Quale nome daresti alle fatiche che incontri nel tuo cammino di fede?