Conclusione - Card. Lazzaro You Heung sik

10 febrero 2024

Carissimi fratelli e sorelle,

vorrei iniziare queste parole di conclusione, innanzi tutto con un grande ringraziamento a tutti coloro che hanno partecipato a questo Convegno Internazionale, direttamente o indirettamente. La grande risposta a questo evento da parte di molti sacerdoti, vescovi, diaconi, consacrati, fedeli laici, è ulteriore segno di un vivo e sincero interesse per il tema. Abbiamo sperimentato, ancora una volta, che l’incontro tra vocazioni diverse è di sicuro un valore aggiunto per un accompagnamento costante e fraterno.

Sì, la vocazione al sacerdozio ordinato vive tempi complessi perché siamo in un tempo e in una società complessa. Per questo si avverte la necessità di trovare nuove strade, sempre più efficaci, per sostenere a accompagnare la vocazione sacerdotale.

Grazie alle traduttrici e ai traduttori, ai tecnici, a chi ha fatto le riprese video e le foto, a chi ha curato la comunicazione in tempo reale, ai volontari che hanno avuto grande cura di noi e al personale dell’Auditorium, a coloro che ci hanno preparato ogni giorno il coffee break: grazie a voi ci siamo sentiti a casa qui, e si è potuto svolgere bene questo incontro.

Grazie ai moderatori, ai relatori e a quelli che hanno portato le buone pratiche; al gruppo che ha preparato questo Convegno e al team dei facilitatori che l’hanno reso così partecipativo. Anche loro sono venuti qui da ogni angolo del globo, per rappresentare il più possibile la Chiesa pellegrina in cammino con il Risorto per le vie del mondo.

Grazie di cuore ai miei primi collaboratori: al Segretario e al Sottosegretario con gli Officiali e i Consultori del Dicastero per il Clero, e agli altri due Dicasteri che hanno collaborato: è bello lavorare insieme come Curia Romana a servizio del Papa e della Chiesa tutta. Hanno lavorato davvero tanto, ma con tanta gioia!

E grazie infinite anche a quanti hanno pregato per il Convegno e l’hanno sostenuto economicamente con generosità.

Grazie, soprattutto, all’unico Maestro Gesù, il Buon Pastore e nostro Redentore, allo Spirito Santo, fonte d’ogni dono perfetto, e alla Vergine Maria, madre e modello di ogni vocazione, che ci hanno fatto sperimentare, così vivamente, la loro presenza in questi giorni.

È stato molto ricco il momento di condivisione che abbiamo appena vissuto e ci offre tante indicazioni per il cammino da percorrere.

Voglio anch’io dirvi un’impressione di questo Convegno.

Avevo chiesto a voi, al momento dell’apertura, di non stare qui per prendere, ma di mettervi in atteggiamento di donazione. E così è stato: ognuno e ognuna di voi ha dato il meglio di sé. Tutti eravamo protagonisti. Abbiamo sperimentato così che Gesù era il nostro unico vero Maestro.

Un’esperienza particolarmente forte era la conversazione nello Spirito che abbiamo fatto nei gruppi linguistici. Al Sinodo eravamo tavoli da 12 persone. Qui eravamo solo in 7, con più possibilità di condividere. Tanti di voi hanno ringraziato per questo metodo partecipativo. E ne abbiamo sperimentato il frutto: in questi giorni abbiamo sperimentato fortemente la bellezza di essere discepoli, la gioia anche di essere ministri ordinati. È stata una vera grazia.

Su che cosa puntare ora?

Sono già emersi tanti suggerimenti. Al cuore di tutto, penso, potranno essere le tre strade che ci ha indicato il Santo Padre: la gioia del Vangelo che ci rende figli di Dio colmati della misericordia e della tenerezza di Dio; l’appartenenza a un popolo che ci fa vivere come fratelli e prenderci cura gli uni degli altri; la generatività del servizio che ci rende padri, pastori nel senso più vero e pieno.

Infine, come andare avanti?

L’obiettivo di questi giorni era quello di avviare un processo e di creare una rete al servizio dei sacerdoti nel mondo intero. Tanti in questi giorni hanno chiesto: «Come possiamo ora continuare?».

Ci eravamo detti al Dicastero per il Clero e anche con gli altri Dicasteri: facciamo questo Convegno, diamo inizio ad un processo, poi vedremo come proseguire. Qualcosa è all’orizzonte. Alla fine del prossimo mese di aprile si svolgerà in Vaticano un incontro di 300 parroci, in rappresentanza di tutte le Conferenze Episcopali – un’iniziativa che la Segreteria generale del Sinodo ha preso insieme ai nostri tre Dicasteri. E allora, si vede già che questo cammino insieme continua.

È alle porte poi il Giubileo 2025 Pellegrini di speranza, con il Giubileo dei sacerdoti il 25 giugno. Vedremo come l’esperienza fatta in questi giorni potrà contribuire a quest’appuntamento con i ministri ordinati di tutto il mondo.

Molti tra di voi hanno proposto di ritrovarci nuovamente nel 2026. Vedremo.

Ma noi possiamo, sin d’ora, restare uniti, comunicare continuamente attraverso il nuovo Sito del Dicastero che vuole essere una piattaforma per la condivisione di iniziative e buone pratiche. Sono giunte già in questi giorni varie segnalazioni di buone pratiche. Vorrei incoraggiarvi: continuate ad inviarcele!

Cercheremo, in qualche modo, di rendere disponibile il materiale di questo Convegno: i testi e i video. Ma ci vorrà un attimo di tempo per questo.

Forse uscirà anche un libro con gli Atti del Convegno: vedremo.

Ma poi c’è tutto quello che potete fare a livello locale. Certamente prenderete delle iniziative, in modo più formale o anche informale. Ho saputo, per esempio che qualche gruppo di questi giorni pensa di rimanere in contatto anche dopo. In Brasile, fra poche settimane, si svolgerà un incontro nazionale per la formazione permanente. Bene, ringraziamo Dio!

Dal Convegno è emersa l’importanza di rafforzare la dimensione di amicizia e di fraternità sacerdotale. Non manca la buona volontà, infatti la collaborazione e l’intesa di questi giorni nei gruppi ne è testimonianza. Bisogna creare le occasioni e dare spazio anche a momenti e tempi spontanei, informali, che hanno il sapore di famiglia, del sentirsi a casa.

Inoltre, la dimensione dell’accompagnamento umano ha trovato concordi tutti: non sostituisce certo la dimensione di fede ma la sostiene e può essere un aiuto importante: la grazia presuppone la natura e la perfeziona, come ci ha ricordato il Papa, perché l’essere discepoli del Signore non è un travestimento religioso, ma è uno stile di vita, e dunque richiede la cura della nostra umanità.

Come ricorderete, l’effigie della Madonna ha fatto irruzione qui sul palco, durante una sessione dei primi giorni del nostro Convegno. A Lei affidiamo la vita e il ministero di tutti i sacerdoti. Lei ci dona la grazia della tenerezza, come ci ha ricordato il Papa, e la tenerezza è forte, ci rende forti anche nella debolezza. Grazie!