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Stati Uniti, in crescita le vocazioni al presbiterato

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Un’indagine riportata oggi su L’Osservatore Romano, e commentata dai Vescovi Statunitensi, riporta dati incoraggianti per la Chiesa: le vocazioni al presbiterato sono in crescita e diversi giovani scelgono di accogliere la chiamata del Signore, attraverso il sostegno e l’incoraggiamento del proprio parroco e della comunità cristiana.


________________________________________________________ da L’Osservatore Romano

Hanno scoperto la vocazione o, in qualche modo, hanno per la prima volta considerato la possibilità di farsi prete intorno ai 17 anni. E sono stati incoraggiati a farlo anche, se non principalmente, dal proprio parroco (71%), dagli amici (46%), da altri parrocchiani (45%) e dalla mamma (40%). In media, prima di entrare in seminario, hanno frequentato per quindici anni le attività parrocchiali e della diocesi di appartenenza. È quanto emerge da una indagine realizzata negli Stati Uniti tra gli ordinandi sacerdoti dal Center for Applied Research in the Apostolate (Cara) che opera all’interno della Georgetown University. Indagine dalla quale emerge soprattutto un significativo aumento delle vocazioni. Nel corso del 2015, infatti, le ordinazioni sacerdotali previste sono 595, contro le 477 del 2014 e le 497 dell’anno precedente. La ricerca, è spiegato dal sito in rete dell’episcopato statunitense, viene realizzata annualmente dal Cara, attraverso i dati forniti dal segretariato per il clero, la vita consacrata e le vocazioni della Conferenza episcopale. I dati del 2015 appaiono particolarmente incoraggianti. E ciò, chiarisce il vescovo di Raleigh, nel North Carolina, Michael Francis Burbidge, presidente della commissione episcopale per il clero, la vita consacrata e le vocazioni, non solo per l’aumento del numero dei candidati al sacerdozio, ma anche per le prospettive di crescita che appaiono all’orizzonte. «È incoraggiante vedere il lieve aumento delle ordinazioni quest’anno negli Stati Uniti», ha detto monsignor Burbidge, il quale sottolinea soprattutto l’importanza di quelle che vengono definite «influenze positive». Cioè del ruolo determinante giocato dal parroco, dalla famiglia e dalla scuola cattolica nel cammino di discernimento della chiamata vocazionale. Padre W. Shawn McKnight, direttore esecutivo del segretariato, si sofferma poi su un elemento ritenuto «preoccupante», relativo agli alti costi del sistema educativo. Per il religioso, «sarà importante trovare modi per sostenere in futuro la riduzione del debito». Quanto ai dati più significativi, dall’indagine emerge che l’età media degli ordinandi del 2015 è di 34 anni. Un dato in linea con quelli degli ultimi anni. Per quanto riguarda l’origine etnica, i nuovi sacerdoti per i due terzi sono caucasici europei-americani (bianchi). Ma contrariamente alla popolazione cattolica adulta degli Stati Uniti è più frequente tra di loro la presenza di originari di Paesi asiatici o di isole del Pacifico rispetto quella degli ispanici-latini. Un quarto dei nuovi sacerdoti non sono però nati sul suolo statunitense. Essi provengono principalmente dallo stesso continente americano (Colombia e Messico), dall’Asia (Filippini e Vietnam), dall’Africa (Nigeria) e dall’Europa (Polonia). Mediamente costoro hanno vissuto negli Stati Uniti per dodici anni. Un altro dato interessante riguarda l’educazione ricevuta in famiglia. La quasi totalità degli ordinandi del 2015 è cattolico sin dalla nascita — solo il 7% lo è divenuto in seguito — e l’84% è figlio di entrambi i genitori cattolici. Più di un terzo (37%) ha poi dichiarato di avere un parente sacerdote o religioso. Quanto al livello di istruzione, più della metà (60%) ha completato il college prima di entrare in seminario. Uno su sette ha conseguito un diploma di specializzazione, mentre uno su tre è entrato in seminario mentre frequentava ancora il college. Quanto ai più comuni campi di interesse prima di abbracciare la vocazione, il 20% ha compiuto studi filosofici e teologici, una quasi analoga percentuale (19%) si è dedicata alle cosiddette arti liberali e il 13% alla conoscenza scientifica. Sei su dieci hanno avuto anche una qualche esperienza lavorativa a tempo pieno, mentre solo il 4% ha segnalato di avere prestato servizio nelle forze armate statunitensi.
Quanto all’istruzione di base, la metà (per l’esattezza il 51%) ha dichiarato di avere frequentato una scuola elementare cattolica e per il 45% un college cattolico. Medie nettamente superiori a quelle rilevate tra i cattolici adulti statunitensi.