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San Giovanni D'Avila: Viviamo la santità che esige il sacerdozio

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San Giovanni D'Avila

Tali, miei padri, e così qualificati dobbiamo essere  noi, che abbiamo un officio tanto alto. E la poca stima che si riserva a questo officio, e la molta facilità con cui viene intrapreso, e la poca santità con cui viene seguito, non sono cause sufficienti perché, nel servizio di Dio, non ci venga richiesta la buona vita che a tale officio cor­risponde. Ché questo non è un officio che, per santo ed elevato che possa essere un uomo, egli deve osare ricer­care. Deve essere inviato da Dio a questo scopo, o attra­verso una rivelazione invisibile, o per obbedienza a un prelato, o su consiglio di una persona alla quale deve cre­dere. E anche in questo caso, deve tremare di fronte al grande peso che gli viene messo sulle spalle, che è suffi­ciente per far tremare spalle di angeli. E se fin qui siamo stati uomini poco attenti nell’osservare la grandezza del beneficio che Dio ci ha dato, e negligenti nel servirlo, sia benedetto il suo santo nome, che ci ha atteso finora, pa­tendo la nostra mancanza di rispetto, quando lo abbia­mo maltrattato nel suo santo corpo e sangue, e con gli altri peccati e negligenze che abbiamo commesso. E non solo ha patito, ma, desiderando che facciamo ammenda, ci invia un prelato che, attraverso la misericordia di Dio, si preoccupa di aiutarci ad essere ciò che dobbiamo. Non porta ad arricchirsi, né a spadroneggiare sulle persone a voi affidate, come dice san Pietro (cfr. 1Pt 5,3), ma ci nutre della buona dottrina e del buon esempio, e ci aiuta in tutto ciò che può, sia per il sostentamento del corpo, che è la parte minore, sia affinché siamo saggi e santi, i più saggi e santi fra la gente, come san Isidoro dice che dobbiamo essere. San Pietro comanda ai superiori che facciano queste cose con i sacerdoti, e a loro comanda che siano umili e obbedienti al loro superiore. E se unia­mo la testa e le membra in un unico corpo in Dio sare­mo così potenti che vinceremo il demonio che è in noi e libereremo il popolo dai peccati. Perché come la cattive­ria dei chierici è causa molto efficace della cattiveria dei secolari, così Dio ha reso tanto potente lo stato ecclesia­stico, che, se il sacerdote è quello che deve essere, infon­de nel popolo ogni virtù, come il cielo si insinua nella terra. E in questo modo guadagneremo la stima che ab­biamo perso con il popolo per la nostra negligenza; gua­dagneremo gli anni persi, che la locusta della nostra negli­genza ci ha divorato (cfr. Gl 2,25); saremo graditi agli occhi di quel Signore che ha rivolto i suoi su di noi, per sceglierci fra tutti perché lo lodiamo, lo trattiamo con familiarità e spirito di servizio; e guadagneremo le nostre anime e quelle di molti. E saremo degni di questo nome eccelso di sacerdoti di Dio, e meriteremo, con la sua gra­zia, di regnare con Lui nella sua gloria.