Nell'ambito del Giubileo dei Sacerdoti, nel pomeriggio di ieri, Sua Eminenza il Card. Beniamino Stella, Prefetto della Congregazione per il Clero, ha presieduto la Celebrazione Eucaristica nella Basilica di Santa Maria Maggiore, alla presenza di circa 1500 presbiteri.
Di seguito, l'Omelia del Porporato.
... Carissimi sacerdoti e seminaristi, in questa Basilica dedicata a Maria, che è Madre della Chiesa e dei Sacerdoti, con grande gioia celebro insieme a voi questa S. Messa, a conclusione dell’odierna giornata di ritiro, vissuta all’interno del Giubileo dei Sacerdoti e resa preziosa dall’ascolto delle parole del Santo Padre, che proprio qui tante volte ha affidato i suoi viaggi apostolici e ringraziato per il loro esito.
La chiamata a seguire il Signore nella via del sacerdozio è per tutti noi innanzitutto una chiamata all’amore, per una vita all’insegna dell’amore; amore immeritato, che Dio gratuitamente ci dona; amore dovuto, che siamo inviati a portare e a rendere presente nella Chiesa e nel mondo.
Per questo ho colto volentieri la suggestione del brano di Vangelo che è stato appena proclamato per applicare alla vita e al ministero dei sacerdoti i due comandamenti, che Gesù ha posto a fondamento di tutti gli altri: «amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza» e «Amerai il tuo prossimo come te stesso»; in essi possiamo cogliere i tre amori che animano e rendono piena e gioiosa la vita del sacerdote: si tratta dell’amore per Dio, per il prossimo e per se stesso.
Chiamato da Dio e da Lui reso partecipe della missione di annunciare il Vangelo, il sacerdote è prima di tutto un uomo di Dio, un discepolo innamorato del suo Maestro, che continua a seguire con fedeltà e impegno, senza mai separarsi da Lui e senza perdere il contatto con l’amorosa presenza di Dio nella sua vita; perciò, come ha ricordato Papa Francesco, occorre «non perdere la memoria del primo amore», perché la memoria «è tanto importante per ricordare la grazia ricevuta» (Meditazione a Santa Marta, 30 gennaio 2015).
È importante mantenere vivo il ricordo di quando abbiamo avvertito la chiamata – anche tanti anni fa – e di tutte le volte che abbiamo sentito Dio vicino e presente nella nostra vita di preti, nella gioia e nella fatica. Si tratta di momenti concreti, di passaggi della nostra vita reale, non di suggestioni; così, facendolo nella preghiera, rafforzeremo in noi la consapevolezza di essere da sempre oggetto dell’amore misericordioso di Dio, su di noi riversato con discrezione e delicatezza, ma anche con perseverante fedeltà. L’amore di Dio e per Dio ci libera; e non abbiamo nient’altro prezioso come questo amore da donare alla Chiesa e al mondo con il nostro zelo evangelizzatore.
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