Il Priore della Comunità di Bose, Enzo Bianchi, ha inviato alla Congregazione per il Clero un’ampia riflessione sulla vita sacerdotale. Il testo, redatto nella forma di una lettera rivolta “Ai presbiteri”, tocca alcune dimensioni fondamentali della loro identità e missione: il primato di Gesù Cristo, la perseveranza nelle difficoltà, la solitudine, l’affettività, la vita interiore, l’essere pastori e la misericordia.
AI PRESBITERI
Cari presbiteri
mentre mi rivolgo a voi, a voi miei fratelli nel ministero, miei collaboratori, a voi che siete "fratelli nostri e cooperatori di Dio nel Vangelo di Cristo" (lTs 3,2), sento il bisogno e la gioia di rendere grazie al Signore. Voglio ringraziare il Signore per la vostra presenza, perché ci siete, per il vostro ministero, soprattutto per le vostre vite donate al Signore e che quotidianamente si spendono nel servizio alle vostre comunità.
Vorrei poter dire grazie anche a ciascuno di voi personalmente ascoltando il racconto del vostro impegno apostolico, delle vostre fatiche e sofferenze, come delle vostre gioie e speranze. Grazie perché la Chiesa vive in particolare grazie al vostro servizio. L'eucaristia, centro e culmine della vita liturgica ed ecclesiale, della cui presidenza voi siete incaricati, ci guida tutti insieme verso questa azione di grazie. Azione di grazie tanto più intensa in quanto conosciamo la difficile situazione storica in cui svolgete la vostra diaconia.
Non lasciatevi impressionare o scoraggiare dalle analisi sociologiche che parlano di secolarizzazione e di scristianizzazione, e nemmeno dalla constatazione del calo di praticanti all'eucaristia domenicale o dell'indifferenza generalizzata, e riscontrabile particolarmente in molti giovani, verso "le cose della fede". Volgendo lo sguardo a Gesù Cristo, colui che nella sua umanità ha pienamente narrato e visibilizzato Dio, contemplando la sua persona, il suo modo di vivere, la sua pratica di umanità, i linguaggi umani, umanissimi che egli mette in atto negli incontri con le persone, possiamo scoprire che l'evangelizzazione è opera di umanizzazione, e che il linguaggio autenticamente umano è capace di raggiungere e interessare chiunque, perché ogni essere umano è interessato alla propria vita, a darvi un senso, a viverla in pienezza. Da Gesù Cristo, "che dà origine e porta a compimento la nostra fede" (Eb 12,2), avete sentito e accolto la chiamata a "stare con lui e anche ad andare a predicare" (cf. Me 3,14) e da lui continuate a ricevere direzione e senso, gusto e significato per la vostra umanità e per la vostra vita. Nelle difficoltà che l'evangelizzazione incontra, negli ostacoli che l'azione pastorale conosce, nelle tribolazioni che le vicende dell'esistenza vi procurano, non smettete di guardare a lui, di affidarvi a lui rinnovando quotidianamente la scelta fatta un tempo. Il Signore, che vi ha chiamato, non deluderà le vostre speranze.
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