Tre giorni di riflessione e approfondimento sul tema del celibato ecclesiastico. L’evento, organizzato dalla Pontificia Università Gregoriana, si è concluso con l’intervento del Segretario di Stato, il Card. Pietro Parolin, che ha parlato di “cammino di libertà”, “segno dell’amore sponsale di Cristo”, “dono scoperto, accolto e custodito per la missione apostolica”.
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Ho l’onore di concludere questo Convegno sul tema “Il celibato sacerdotale, un cammino di libertà”, promosso dalla Pontificia Università Gregoriana, che vorrei ringraziare nella persona del Rettore P. François-Xavier Dumortier, non solo per l’invito rivoltomi, ma soprattutto per aver dedicato spazio, tempo ed energie a un tema tanto importante quanto delicato. Desidero inoltre ringraziare Monsignor Tony Anatrella, psicanalista, specialista in psichiatria sociale, consultore e collaboratore di vari Dicasteri della Curia Romana, anche lui ideatore e organizzatore dell’iniziativa.
Su questa dimensione della vita del prete non mancano numerosi studi che abbracciano le diverse discipline e, anche nel corso degli ultimi decenni, essa è stata oggetto di approfondimento da parte della Chiesa. Tuttavia, al di là dei pronunciamenti del Magistero e degli studi specialistici, la percezione comune sul tema rischia di rimanere su un piano superficiale o, quantomeno, parziale. Molte volte non si comprende bene né il significato e né il valore della scelta celibataria; altre volte, intorno ad essa si fanno importanti riflessioni di taglio sociologico e psicologico che, tuttavia, non sono inserite in una dimensione teologica ed ecclesiale; in altre occasioni, rispetto alla mutevolezza dei tempi e a nuove esigenze, ci si chiede “che male ci sarebbe, in fondo, se fossero anche sposati”.
Ciò che mi sembra ci aiuti a correggere il tiro – pur nella consapevolezza che parliamo di un aspetto intrecciato alla vita umana e non di una teoria speculativa – è il titolo che avete inteso dare a questa iniziativa, “un cammino di libertà”, dal quale inizierei la riflessione. Successivamente, vorrei mettere in relazione il celibato con l’identità del sacerdote e con le esigenze connesse alla missione pastorale.
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