In Occasione della Festa del Santo Patrono di Pisa San Ranieri, che si è celebrata ieri, Sua Eminenza il Cardinale Beniamino Stella, Prefetto della Congregazione per il Clero, ha presieduto la Celebrazione Eucaristica presso la Cattedrale della città. Nella Sua omelia, ripercorrendo la storia del Santo, il Porporato si è soffermato su tre momenti della santità: l’incontro con un testimone del Vangelo, la conversione e la responsabilità di vita dinanzi alla vocazione.
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Festa di San Ranieri, Patrono di Pisa
Pisa, 17 Giugno 2015
Con gioia interiore ci siamo riuniti, alla presenza del Signore, in questo giorno dedicato al vostro caro San Ranieri, cittadino e Patrono di questa bella città di Pisa, che tanta parte ha avuto nella sua vita: nella sua conversione al Signore e nel suo cammino di santità.
Quando noi pensiamo ai Santi, immediatamente ci figuriamo il volto e la storia di coloro che hanno fatto dei miracoli, con l’intercessione presso il cuore di Dio; e davanti a loro ci soffermiamo, con umile e fiduciosa preghiera, per implorare qualche evento straordinario per la nostra vita e per la nostra famiglia; certamente tanti di noi hanno detto oggi a San Ranieri: fammi questo miracolo; ne ho tanto bisogno! La mia salute, il mio lavoro, i bambini, i miei genitori, una persona a cui voglio tanto bene ….
Il miracolo comune a tutti i Santi, anche quelli lontani nel tempo, è tuttavia la loro capacità straordinaria, direi il fascino spirituale con cui parlano, ancora oggi, alla nostra vita, e la possibilità che abbiamo di sentirli e di accoglierli come nostri contemporanei e modelli per il nostro cammino di fede.
Ascoltando la loro storia sentiamo dentro che hanno un messaggio per noi; ci suscitano la nostalgia di una bontà che desideriamo – Dio ci ha fatti con una profonda e insopprimibile aspirazione al bene – e che vediamo come una meta accessibile anche a noi, pur sentendo, nella percezione della nostra innata fragilità, che ci è tanto difficile avanzare e perseverare nel bene e nella purezza del cuore e della vita.
I Santi sono dunque i nostri “fratelli maggiori”, coloro che ci hanno preceduto nel cammino della fede e della pratica del Vangelo, e che hanno percorso, prima di noi, la via verso la Casa del Padre, incarnando una pagina, o una sola riga, o una parola forte del Vangelo – ciascuno secondo i propri carismi – offrendoci un esempio concreto, spesso attraente e direi affascinante, di vita evangelica, vissuta all’ombra dei vostri splendidi monumenti di arte e di storia cristiana.
Sapete che sono venuto oggi a Pisa - mi scuso per citare un Santo più recente nella vostra storia - anche per fare memoria nel mio cuore - la mia terra di origine é Pieve di Soligo, un paesino del Trevigiano, nel cui Duomo è sepolto - di un Beato, Giuseppe Toniolo, vissuto nella vostra Città, che certamente ha frequentato questa Cattedrale e ha pregato su questi banchi, con la sua famiglia. Fu, agli inizi del secolo passato, un vicino di casa di qualcuno di voi, che fece dell’insegnamento universitario il suo apostolato e il suo cammino di santità di vita.
San Ranieri è il vostro storico Patrono e il vostro cittadino più illustre, e la Città di Pisa oggi sosta ai suoi piedi, davanti alle sue reliquie, per ricordarlo, venerarlo, e soprattutto pregarlo.
Egli ha realizzato in maniera mirabile il passo del Vangelo che abbiamo appena ascoltato. A partire dalla sua vicenda umana e spirituale, possiamo individuare alcuni tratti per rileggere la nostra vita personale, alla luce della fede e della Parola di Dio, al fine di incamminarci - noi cittadini di questo tempo e figli di queste stesse contrade - nel cammino verso la santità.
Mi soffermerei per qualche minuto, su tre idee: incontro, conversione, vocazione, pensando a tutto il Popolo di Dio, che gremisce questo stupendo Tempio, ma con un’attenzione particolare ai sacerdoti, anche in ragione del servizio che mi è stato affidato alla Congregazione per il Clero.
La “svolta” nella vita di San Ranieri è stato l’incontro con un convertito, Alberto Leccapecore, che aveva lasciato una vita di ricchezza e di agi, per donare tutto ai poveri e seguire il Signore con cuore libero. L’incontro con quest’uomo, così appassionato del Signore, indusse Ranieri a ripensare la propria vita in una serie di colloqui spirituali, dettati dalla “santa inquietudine”, che man mano nasceva in lui e che lo portava a dubitare della bontà della vita vissuta sino a quel momento. Fu la contagiosa gioia di Dio, che abitava in Alberto, ad aiutare Ranieri a porsi delle domande e a incamminarsi a diventare discepolo autentico di Gesù.
San Ranieri percepì che la sua vita era inutilmente appesantita dalle “cose”, dai beni, oggetti, ricchezze, e soprattutto dal peso dei peccati. Si rese conto che tutto ciò non era conveniente, non in nome di qualche astratta norma morale, ma in rapporto al desiderio profondo di un bene spirituale e della felicità interiore, che stava dilatando il suo cuore. Così, su suggerimento di Alberto, che lo inviò da un sacerdote, Ranieri riscoprì la gioia della confessione e si immerse nella pacificante e consolante misericordia di Dio; da quel momento, la sua vita non fu più la stessa.
Ciò vale anche per noi oggi, perché «questo è il momento favorevole per cambiare vita, ci dice Papa Francesco! Questo è il tempo di lasciarsi toccare il cuore. Davanti al male commesso, anche a crimini gravi,…. rimanere sulla via del male è solo fonte di illusione e di tristezza. La vera vita è ben altro. Dio non si stanca di tendere la mano». Sono parole del Papa nella Bolla di indizione del prossimo Giubileo della Misericordia (Misericordiae vultus, n. 19).
Cari sacerdoti, Alberto Leccapecore, che guidò San Ranieri alla conversione della sua vita, non era un sacerdote, ma svolse per il nostro Patrono un ministero quanto mai prezioso, di cui anche oggi c’è bisogno; permettetemi di chiamare questo servizio, la pastorale dell’ascolto e della testimonianza, propria di chi sente dentro, come dono dello Spirito Santo da comunicare agli altri, la pace e la gioia del cuore.
A questo siamo chiamati noi sacerdoti: a essere “porte”, attraverso cui le persone possono entrare in contatto con Dio, e “canali”, lungo i quali la misericordia di Dio - e con il perdono di Dio, l’esperienza della pace interiore - può scorrere nel mondo e raggiungere tutti. Ascolto delle persone e disponibilità ad accogliere, soprattutto nella confessione, chi cerca riconciliazione con Dio e con la vita, insieme al segno eloquente e inconfondibile di una fede personale vissuta nella gioia: ecco il nostro programma di evangelizzazione!
Per Ranieri iniziò una nuova fase della vita, in un costante percorso di conversione; si era adagiato comodamente, con amore disordinato, alle cose del mondo; si risvegliò discepolo del Signore, mettendosi con Lui in un cammino, che lo portò ben più lontano di quanto forse aveva all’inizio immaginato. Dopo i primi frutti della conversione, Ranieri si sentì chiamato a qualcosa di più, proprio come l’uomo del Vangelo. Che grande proposta d’amore Dio Padre gli fece, guidandolo e tenendolo per mano alla scoperta di altri tesori, sulla via della povertà e della penitenza, per una gioia più perfetta!
La conversione infatti non è l’emozione di un momento, un’intuizione speculativa e astratta, e neppure un gesto eroico di un’ora storica nella nostra vita; essa è invece il modo cristiano di stare nel mondo, tenendo costantemente lo sguardo rivolto a Cristo, e volgendolo di nuovo a Lui, dopo errori e cadute. Spesso dai grandi peccati nascono i grandi Santi della storia della Chiesa. Conversione è tendere sempre alla santità di vita, meta comune di tutti cristiani, senza scoraggiarci e gettare la spugna.
Per noi sacerdoti in particolare, la conversione prende la forma di «un’esperienza discepolare, che avvicina a Cristo e permette di conformarsi sempre più a Lui» (Discorso alla Plenaria della Congregazione per il Clero, 3 ottobre 2014); convertirsi allora è sentirsi discepoli dell’Unico Maestro, lasciandosi plasmare da Lui, come Sacerdoti-discepoli, abilitati dall’Ordinazione a essere strumenti di grazia, soprattutto nell’Eucaristia e nel sacramento della Riconciliazione.
Nell’incontro con Alberto, e nell’avvio di un cammino di conversione, Ranieri si scoprì, tuttavia, chiamato a essere discepolo del Signore, da laico, che vive nel mondo e si santifica, semplicemente assumendo nel mondo e vivendo uno stile di vita attento alle esigenze del Vangelo, pur accompagnato, come egli fu, anche da speciali rivelazioni divine.
Trasferitosi in Terra Santa, Ranieri visse quella che è la condizione del cristiano sulla terra, cioè l’essere pellegrino sulle strade del Signore, in cammino verso il Regno dei Cieli. La sua vocazione divenne quindi percorrere i luoghi santi e combattere il peccato, nella sua propria vita, e soprattutto in quella dei sacerdoti, con l’umiltà e la penitenza.
Fu grande, infatti, il suo amore per i sacerdoti e la sua preoccupazione per la loro santificazione, consapevole che senza “buoni pastori” il gregge avrebbe rischiato di perdersi e andare in rovina. A Gerusalemme, dopo aver ricevuto da Dio una rivelazione sulla necessità che sacerdoti e monaci si convertissero, cadde in terra come morto, tanto fu il terrore che tale conversione del Clero potesse non avvenire. A muovere Ranieri fu sempre l’amore, a Dio, alla Chiesa, ai sacerdoti e alla sua Città, nella quale Dio stesso gli comandò di tornare, per arricchirla dei frutti della sua propria santità.
San Ranieri, con la sua vita e il suo esempio, mette noi sacerdoti di fronte alla nostra responsabilità e alla bellezza della vocazione. Egli ha incarnato la figura di un laico, che ha donato la propria vita per la santità della Chiesa e dei suoi ministri; la sua memoria perciò ci invita a ripercorrere il nostro cammino “vocazionale”, la nostra storia d’amore con Dio, nella consapevolezza che non siamo dei funzionari che gestiscono comunità, ma discepoli del Maestro, innamorati del Signore, che accompagnano i loro fratelli nella vita e nella lotta quotidiana per un tesoro che non si corrompe, che è la perfezione cristiana!
Rivolgendo un pensiero a voi, fratelli e sorelle del laicato pisano, credo che San Ranieri sia un modello più che mai attuale, non tanto e non solo per la forma concreta di vita che scelse, ma anche per lo zelo e la dedizione nell’annunciare il Vangelo con la parola e con l’esempio della vita; per tale evangelizzazione, infatti, “è sufficiente il battesimo”, come più volte ha ricordato Papa Francesco (cfr. Meditazione a Santa Marta, 17 aprile 2013). Cari fedeli, amate e aiutate i vostri pastori, e abbiate coraggio apostolico, per arricchire la Chiesa dei frutti della vostra santità laicale.
L’intercessione di San Ranieri possa ottenere a questa Chiesa pisana, sante e numerose vocazioni al ministero ordinato, e far sorgere al suo interno un rinnovato slancio cristiano e missionario, che faccia trasparire la bellezza e il fascino attraente della fede cristiana, vissuta con gioia nel dovere e nell’impegno quotidiano, al quale la Provvidenza del Padre lo ha chiamato. Amen.