Eminenza Reverendissima,
Eccellentissimi fratelli nell’episcopato,
Cari sacerdoti e seminaristi,
Cari fratelli e sorelle,
La visione “grande e meravigliosa” che l’Apostolo Giovanni ci racconta nell’Apocalisse ci introduce a questa Concelebrazione Eucaristica, nella quale facciamo memoria del 70° anniversario della fondazione del Collegio Lituano e, nell’occasione, festeggiamo anche il 70° anniversario di sacerdozio di Mons. Stasys Žilys, già Padre Spirituale del Collegio.
Giovanni vede nel cielo coloro che cantano con giubilo il canto di Mosè e dell’Agnello, per celebrare le imprese meravigliose di Dio nella storia; nello sguardo di fede a cui siamo chiamati, però, sappiamo che ciò che vivremo in Cielo, nell’incontro finale e definitivo con il Signore e con la Gerusalemme celeste, è in qualche misura anticipato e prefigurato fin d’ora sulla terra, in quelle situazioni di vita personali, ecclesiali e storiche in cui possiamo cogliere la salvezza di Dio all’opera e i segni del regno di Dio, già presente in mezzo a noi.
Perciò, radunati attorno all’altare del Signore ed essendo quindi come segno e anticipo della Chiesa celeste, possiamo fare nostro quel canto di Apocalisse, per i due anniversari che celebriamo: “Grandi e mirabili sono le tue opere, Signore Dio onnipotente”. È un modo per dire “grazie” al Signore per quanto ha operato nella lunga storia formativa del Collegio Lituano e nella vita sacerdotale di Mons. Žilys.
La pagina del Vangelo che abbiamo ascoltato sottolinea che la grandezza dell’opera di Dio per noi, per la vita della Chiesa e per la nostra esistenza, anche se è opera di salvezza che conduce alla pienezza della gioia e della risurrezione, si realizza nella fatica della storia e nella fragilità della nostra carne e delle situazioni che siamo chiamati a vivere. La certezza della compagnia amorevole con cui Dio accompagna ogni giorno della nostra vita e la speranza della gioia futura che Egli semina nel nostro cuore, non significano automaticamente una vita terrena esente dalle difficoltà e dalle prove. Al contrario, chi sceglie di appartenere al Signore e di mettersi alla Sua sequela, facendo del Vangelo la mappa e il criterio fondamentale della propria vita e dello stare al mondo, viene costituito come profeta nelle diverse situazioni quotidiane e, non di rado, deve scontrarsi con il potere del peccato e del male, andando incontro all’incomprensione, all’indifferenza, all’ostilità e, talvolta, alla persecuzione.
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