Lo scorso 7 novembre, il Prefetto della Congregazione per il Clero, Card. Beniamino Stella, ha tenuto la Prolusione per l’inizio dell’Anno Accademico dell’Istituto Teologico Marchigiano e dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Redemptoris Mater”, sul tema: “Ministero ordinato e ministerialità laicale: una necessaria interazione”. Ripercorrendo gli sviluppi ecclesiologici del Magistero, soprattutto dopo il Concilio Vaticano II, il Porporato ha sottolineato il valore intrinseco e necessario della collaborazione tra preti e laici – ciascuno nella propria specificità – che inerisce alla natura stessa della Chiesa.
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Reverendi Professori,
Cari Sacerdoti e studenti,
All’inizio di questo nuovo anno accademico, desidero anzitutto porgervi i miei auguri per le attività che andrete a svolgere, e che saranno utili alla vostra formazione. Vorrei altresì ringraziare l’intero corpo docente, nella persona del Preside, don Enrico Brancozzi, per l’invito rivoltomi a tenere questa prolusione.
Questo pomeriggio cercheremo di affrontare il tema della necessaria interazione tra ministero ordinato e ministerialità laicale. Per entrare nell’argomento, direi, abbiamo bisogno anzitutto di superare una lettura superficiale della relazione tra preti e laici, come se fosse un fatto puramente “politico”, cioè riguardante una strategia pastorale o una semplice modalità di convivenza umana. Si tratta, invece, di qualcosa di più importante, che si radica in una corretta visione ecclesiologica.
Perciò, vorrei proporvi tre passaggi, nei quali svilupperò le seguenti tematiche:
1. il fondamento teologico ed ecclesiologico della collaborazione tra presbiteri e laici;
2. il contenuto della relazione tra ministero ordinato e ministerialità laicale;
3. la formazione sacerdotale in relazione al ministero dei laici.
1. La Chiesa come popolo sacerdotale e comunità ministeriale
L’interazione tra ministero ordinato e ministeri laicali ha la sua radice in qualcosa che inerisce alla natura stessa della Chiesa e, perciò, ha il suo fondamento teologico nell’ecclesiologia; se volessimo esprimerci con un’affermazione breve e chiara potremmo dire così: la Chiesa, in quanto mistero di comunione, è essenzialmente ministeriale, in quanto ogni battezzato è unito a Cristo e partecipa del suo sacerdozio, diventando “pietra viva” dell’edificio spirituale che è la Chiesa e strumento per la costruzione del Regno di Dio, secondo la propria specifica vocazione.
Il Sinodo dei Giovani, che si è appena concluso, ha voluto proprio sottolineare l’orizzonte vocazionale in cui deve situarsi la vita di ogni singolo battezzato; infatti, se con il Battesimo si partecipa al sacerdozio di Cristo e si coopera alla Sua missione nelle attività spirituali e temporali, ciò significa che la vocazione battesimale è una chiamata alla santità rivolta a tutti, nessuno escluso e, in quanto tale, è un invito a partecipare alla missione della Chiesa attraverso la propria specifica scelta di vita. Per mezzo delle diverse vocazioni ecclesiali e della varie forme di sequela di Cristo – afferma il Documento finale del Sinodo – si esprime e si porta avanti l’unica missione di Cristo e della Chiesa (Documento finale del Sinodo dei Giovani, n. 84).
Al riguardo, Papa Francesco ci invita a “ricordare che tutti facciamo il nostro ingresso nella Chiesa come laici. Il primo sacramento, quello che sugella per sempre la nostra identità, e di cui dovremmo essere sempre orgogliosi, è il battesimo…La nostra prima e fondamentale consacrazione affonda le sue radici nel nostro battesimo. Nessuno è stato battezzato prete né vescovo.. Ci fa bene ricordare che la Chiesa non è una élite dei sacerdoti, dei consacrati, dei vescovi, ma che tutti formano il Santo Popolo fedele di Dio” (Papa Francesco, Lettera al Card. Marc Ouellet, Presidente della Commissione dell’America Latina, 19 marzo 2016).
Possiamo riferirci, qui, alle parole dell’’Apostolo Pietro: “Stringendovi a lui, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo...voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce” (1Pt 2,4-6.9).
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