Vorrei salutare cordialmente e ringraziare la Conferenza Episcopale Regionale e il Rettore del Seminario di Catanzaro, Mons. Vincenzo Scaturchio, per questo invito a presentare le linee fondamentali della nuova Ratio Fundamentalis Sacerdotalis Institutionis e condividere con voi questa Giornata Sacerdotale Regionale. Vorrei altresì portarvi il cordiale saluto del Cardinale Beniamino Stella, Prefetto della Congregazione per il Clero.
Devo farvi una confessione: più giro l’Italia, per le ragioni di ufficio che conoscete, e più rimango affascinato ma anche un po’ stupito della grande varietà di popoli, di culture, di sensibilità che la attraversano. Non si trova una Regione uguale alle altre, ma, a ben vedere, anche all’interno della stessa terra, vi sono notevoli differenze.
Oggi, voi siete arrivati qui da ogni parte della Calabria e, a ben pensarci, anche la storia della vostra formazione e del vostro sacerdozio è abbastanza diversificata; vi sono qui tre Seminari Maggiori che, nel tempo, hanno anche ideato e progettato tre diversi iter formativi e diverse visioni del cammino sacerdotale. Ovviamente, questa diversità è una ricchezza ma, come sappiamo, lo è solo nella misura in cui non cede il passo all’eccessiva frammentazione e quell’idea esasperata di autonomia che ci chiude al dialogo e, alla fine, non permette alle risorse e alle energie migliori di una terra come la vostra, di decollare.
C’è stata una sola visita da parte di Papa Francesco in questa terra di Calabria, nella diocesi di Cassano allo Ionio, nel 2014; in quell’occasione, il Santo Padre ha voluto ringraziare i Sacerdoti per “la gioia di essere preti”, e ha voluto condividere un breve pensiero sulla “bellezza della fraternità”, cioè – e cito le parole di Papa Francesco – “dell’essere preti insieme, del seguire il Signore non da soli, non uno a uno, ma insieme, pur nella grande varietà dei doni e delle personalità; anzi, proprio questo arricchisce il presbiterio, questa varietà di provenienze, di età, di talenti… E tutto vissuto nella comunione, nella fraternità…questo non è facile, non è immediato e scontato. Prima di tutto perché anche noi preti siamo immersi nella cultura soggettivistica di oggi, questa cultura che esalta l’io fino a idolatrarlo. E poi a causa di un certo individualismo pastorale che purtroppo è diffuso nelle nostre diocesi. Perciò dobbiamo reagire a questo con la scelta della fraternità (Papa Francesco, Incontro con i Sacerdoti, Cassano allo Ionio, 21 giugno 2014).
Ecco, la nuova Ratio fundamentalis, che la Congregazione ha promulgato l’8 dicembre del 2016, cerca di tratteggiare la figura del prete in questa cornice: un’identità fondata su Gesù Buon Pastore, la cui formazione dipende molto dall’essere discepoli in cammino che, alla scuola del Maestro, integrano la chiamata al sacerdozio in tutti gli aspetti della vita, dalla maturità umana alla solidità spirituale, dalla preparazione intellettuale alla capacità pastorale. Questa umanità integrata e integrale favorisce che il prete sia e diventi, anzitutto, uomo della comunione e della relazione, iniziato alla vita fraterna proprio dalla Comunità del Seminario e capace di vincere il proprio individualismo e di pensare, progettare e lavorare insieme al presbiterio e al Vescovo.
Incontrando di recente i Sacerdoti studenti nei Collegi Romani, Papa Francesco ha indicato tre immagini, che mi sembra possano sintetizzare anche la Ratio: prete in cammino, cioè il contrario del prete “quieto” e “da sacrestia”; prete in ascolto, perché nel cammino arrivano le sorprese e le sfide e bisogna restare in ascolto col cuore di discepolo; infine, preti in fraternità e in compagnia, “perché il discepolo missionario non cammina da solo” e la condivisione, dell’amicizia e del ministero, è ciò che ci accompagna meglio (Papa Francesco, Incontro con seminaristi e Sacerdoti dei Pontifici Collegi e Convitti di Roma, 16 marzo 2018).
...