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Il Cardinale Stella a Casal di Principe (CE): “Costruire la speranza per trasformare l’inquinamento del cuore e della terra”

Prefetto
S.Em. il Card. Beniamino Stella

A Casal di Principe, per i 100 anni della Parrocchia intitolata allo “Spirito Santo”, il Prefetto della Congregazione per il Clero ha presieduto l’Eucaristia e ha esortato i fedeli, contro la rassegnazione e il disfattismo, a impegnarsi come operatori di bene, di giustizia e di riconciliazione. 

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Eccellenza Reverendissima,

Caro Parroco don Franco, e don Rosario, Vicario parrocchiale,

Cari Sacerdoti,

Carissime Religiose,

Cari fratelli e sorelle,

Celebriamo i 100 anni di vita di questa parrocchia, dedicata allo Spirito Santo, sotto lo sguardo della Madonna di Fatima. La Madre del Cielo, che ha generato per noi Gesù, il Re dell’Universo, ci guarda dall’alto, ci sorride e illumina il nostro cammino perché non deviamo mai dalla strada del Vangelo.

Come Maria, pellegrina di pace e di speranza in mezzo al suo popolo, tanti di voi e di coloro che vi hanno preceduto hanno vissuto l’esperienza dell’incontro con Dio e con i fratelli in questa comunità: oggi è il giorno conclusivo del giubileo parrocchiale, il giorno cioè della gioia, della lode e del ringraziamento per i doni che abbiamo ricevuto dalla bontà e dalla provvidenza del Signore in questi anni.

È bello “celebrare” la parrocchia, per ricordarci che l’esperienza della fede che qui compiamo non è una teoria o un’illuminazione interiore, ma è un incontro concreto con Dio e, tramite Lui, con i fratelli. Una parrocchia, infatti, esprime la concretezza della fede, che non si riduce a un pio sentimento privato, ma è fatta di nomi, di volti, di storie, di ferite, di preghiera, di ascolto della Parola e di partecipazione alle celebrazioni liturgiche.

Ecco, proviamo a dire insieme “grazie” al Signore per questi primi 100 anni, guardando alla parrocchia come alla “casa di tutti”, la famiglia delle famiglie, la tenda che Dio ha piantato in mezzo al suo popolo di Casal di Principe e il luogo in cui ciascuno di noi è stato raggiunto dalla misericordia del Padre, dalla salvezza di Cristo e dall’amore dello Spirito Santo.

Oggi, nella Solennità di Cristo Re dell’Universo, la Liturgia della Parola ci mostra anzitutto questa premura di Dio nel pascere il suo gregge che siamo noi; il profeta Ezechiele, infatti, utilizza dei verbi straordinari per raccontarci il modo di agire di Dio nei nostri confronti: cercare, fasciare, curare, radunare, pascere.

È lo stile di Dio, che ogni comunità parrocchiale deve rendere visibile e incarnare nel territorio: Egli ci viene a cercare perché non si rassegna al nostro smarrimento e non vuole che qualcuno di noi vada perduto; fascia le nostre ferite perché non rimane indifferente al nostro dolore; si prende cura della nostra vita perché non è un Dio freddo e insensibile; ci raduna come popolo perché vuole vederci entrare nella famiglia dei figli di Dio e farci crescere nella gioia dell’amore; infine, ci pasce, come Pastore buono, perché desidera condurre la nostra vita verso i pascoli della vita eterna, dove non ci saranno più né affanno, né dolore, né pianto, né lutto.

È questa l’immagine che dobbiamo contemplare in Cristo Re dell’Universo. Se il Vangelo ci presenta la scena del ritorno glorioso e trionfante del Risorto alla fine dei tempi, non è infatti per intimorirci, ma, piuttosto, per invitarci a guardare al futuro con speranza perché Cristo è al centro dell’universo, della creazione e della nostra vita. Egli è il Pastore mandato dal Padre a cercarci, curare le nostre ferite e ricondurci nell’ovile della vita, cosicché, se anche oggi viviamo situazioni personali o sociali difficili, incerte o segnate dal dolore e dalla morte, noi sappiamo che stiamo camminando verso un Re che ci aspetta per dirci: “Venite, benedetti dal Padre mio e ricevete in eredità il Regno preparato per voi”.

Lo ha ricordato Papa Francesco, mercoledì scorso, durante l’Udienza Generale: quando partecipiamo alla Messa – ha affermato il Santo Padre – noi riceviamo “un raggio di quel sole senza tramonto che è Gesù Risorto…E nel suo passaggio dalla morte alla vita, dal tempo all’eternità, il Signore Gesù trascina anche noi con Lui a fare Pasqua. Il suo sangue, infatti, ci libera dalla morte e dalla paura della morte. Ci libera non solo dal dominio della morte fisica, ma dalla morte spirituale che è il male, il peccato, che ci prende ogni volta che cadiamo vittime del peccato nostro o altrui. E allora la nostra vita viene inquinata, perde bellezza, perde significato, sfiorisce” (Papa Francesco, Udienza Generale, 22 novembre 2017). 

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