Si è svolto ieri, a Cesena, il primo dei tre giorni di Aggiornamento del Clero della diocesi, alla presenza del Cardinale Beniamino Stella, Prefetto della Congregazione per il Clero. Il Porporato ha tenuto una Relazione sul tema “La formazione permanente del Clero”, nella quale ha illustrato i contenuti della nuova Ratio Fundamentalis sottolineando, tra le altre cose, l’importanza e il valore della fraternità presbiterale.
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Eccellenza Carissima,
Cari Sacerdoti,
Nel salutarvi cordialmente, vorrei esprimere la mia gratitudine per questo invito che mi avete rivolto, che mi offre la possibilità di condividere con voi una mezza giornata di formazione permanente.
Sentiamo tutti di averne bisogno, dal momento che ogni giorno della nostra vita, elevando al Signore la nostra preghiera e spendendoci nelle fatiche del ministero pastorale, scopriamo con rinnovato stupore che il dono della vocazione ci supera, ci trascende, viene dall’alto; come una fiamma che arde nel nostro cuore, esso ci plasma e ci rende Pastori secondo il Cuore di Cristo. Questa – lo sperimentiamo nella nostra carne – non è mai un’opera definitivamente compiuta; abbiamo bisogno che lo scultore divino, continuamente si appresti a scalfire la durezza del marmo, per rendere docile la nostra umanità, togliere da noi il cuore di pietra e donarci un cuore di carne (Cfr. Ez 11,19), capace di accogliere, amare e seguire il Signore.
Penso che, a volte, i ritmi delle nostre giornate, insieme alle incombenze, alle preoccupazioni e alle ansie pastorali che ne derivano, ci impediscano di ritornare alla sorgente della nostra chiamata e di meditare, con intensità e con stupore, il grande mistero del nostro sacerdozio. Ma, se ci fermiamo nel silenzio e nella preghiera, possiamo prendere coscienza che essere preti è qualcosa che va ben oltre alcuni singoli aspetti, seppur importanti, che possiamo avere chiari in mente.
Pensiamoci un momento: non si tratta di una questione astratta o ideale; non si limita alla pratica di alcune virtù personali; non è solo esercitare semplicemente una presidenza liturgica o amministrare burocraticamente una parrocchia; il sacerdozio non è un abito che indossiamo nel giorno dell’ordinazione e che rimane intatto per sempre, né un titolo o una qualifica professionale che determina la nostra identità nel mondo e neanche un ufficio che ci richiede semplicemente di esercitare qualche funzione.
Essere sacerdoti – e qui riprendo il Documento della Ratio Fundamentalis, promulgata dalla Congregazione per il Clero l’8 dicembre scorso – significa essere chiamati in modo speciale alla sequela del Signore e vivere un’esperienza di intima relazione con Gesù Sacerdote, tale da lasciarsi trasformare completamente da Lui e arrivare ad assumere i sentimenti e gli atteggiamenti che furono del Cuore di Cristo.
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