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Il Cardinale Stella alla Gregoriana: “Il teologo è chiamato al discernimento, trovando mezzi e vie per comunicare il Vangelo nel mondo di oggi”

Prefetto_B_Stella
S.Em. il Card. Beniamino Stella

Reverendissimo Rettore Magnifico,

Illustri Professori,

Cari Sacerdoti e studenti,

 

         Nel presiedere questa Eucaristia, al termine dell’Anno Accademico, è bello poter riprendere gli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio, che ci invitano ad avere una memoria grata per i doni che il Signore ci elargisce: “Siamo chiamati a recuperare la nostra memoria – scrive Ignazio – richiamando alla mente i benefici ricevuti e i doni particolari” (Ignazio di Loyola, Esercizi Spirituali, n. 215).

È questo lo spirito con il quale, stasera, celebriamo l’Eucaristia. Essa è l’azione di grazie per eccellenza rivolta al Padre per averci donato, in Cristo Suo Figlio, la vittoria sul peccato e sulla morte, la Sua misericordia e la pienezza del Suo amore. Ma l’Eucaristia è anche la scuola dove impariamo la gratitudine, cioè il luogo in cui possiamo costantemente rileggere la nostra vita alla luce della Parola di Dio e scoprire, come è successo alla Vergine Maria, le “grandi cose che ha fatto in noi l’Onnipotente”, aprendo il cuore allo stupore, alla riconoscenza e alla lode.

In questo spirito, possiamo chiederci: per cosa rendere grazie al termine di un anno accademico? L’elenco potrebbe essere lungo, ma ci basta pensare a come, nel contesto dell’Università, ciascuno si apre alla profondità del mistero di Dio attraverso i percorsi di studio e di ricerca; a come respiriamo il clima della cattolicità della Chiesa attraverso la singolare esperienza delle relazioni e delle amicizie con altri Sacerdoti provenienti da ogni parte del mondo; infine, lasciatemi dire che lo studio della teologia, soprattutto nell’ambito di un’Università segnata dalla spiritualità e dallo stile ignaziano, aiuta ciascuno di voi a diventare esperto nel discernimento, cioè capace di cogliere in profondità la bellezza del Vangelo e della dottrina cristiana, imparando a interpretarla e attuarla nella vita pastorale di ogni contesto culturale, cioè in ogni Paese e in ogni Chiesa locale. 

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