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Intervento di S.E. Mons. Patrón Wong presso l'Istituto Sacerdos: "La dimensione Pastorale"

SE Patron Wong_Sacerdos
S.E. Mons. Patrón Wong

1. Poiché la finalità del Seminario è quella di preparare i seminaristi a essere pastori a immagine di Cristo, la formazione sacerdotale deve risultare permeata da uno spirito pastorale, che renda capaci di provare quella stessa compassione, generosità, amore per i poveri e slancio per la causa del Regno, che caratterizzarono il ministero pubblico del Figlio di Dio, e che possono essere sintetizzati nella carità pastorale.

Naturalmente, però, deve essere offerta una formazione di carattere specificatamente pastorale[1], che aiuti il seminarista nell’acquisizione di quella libertà interiore necessaria per vivere l’apostolato come servizio, capace di scorgere l’azione di Dio nel cuore e nella vita degli uomini. Vissuta così, l’attività pastorale si configura per lo stesso ministro ordinato come una permanente scuola di evangelizzazione. In questo tempo, il seminarista inizierà a porsi come guida di un gruppo e a essere presente come uomo di comunione, attraverso l’ascolto e l’attento discernimento della situazione, nonché a cooperare con altri e a promuoverne la ministerialità. In modo particolare, i seminaristi devono essere debitamente educati a collaborare coi diaconi permanenti e col mondo del laicato, valorizzando il loro specifico apporto. È necessario che i candidati al ministero presbiterale, in vista di una proficua collaborazione, ricevano una conveniente formazione sulla natura evangelica, nonché sul carisma proprio e sugli aspetti canonici della vita consacrata, nelle sue molteplici espressioni.

2. Poiché destinatari della cura pastorale sono anche i non praticanti, i non credenti e coloro che professano un’altra religione, i seminaristi sono chiamati a imparare a porsi in dialogo e ad annunciare il Vangelo di Cristo a tutti gli uomini, comprendendone le attese più profonde e nel rispetto della libertà di ciascuno. I formatori, pertanto, insegnino ai futuri pastori come creare nuovi “spazi” e nuove opportunità pastorali, per andare incontro a coloro che non condividono pienamente la fede cattolica, ma cercano, con buona volontà, una risposta esauriente e autentica ai loro interrogativi più profondi.

3. Una solida formazione pastorale esige non solo l’esercizio di attività di carattere apostolico, ma anche lo studio della teologia pastorale, la quale si avvale, laddove necessario, del proficuo contributo delle scienze umane, specialmente della psicologia, della pedagogia e della sociologia.

4. In questo impegno per conseguire la “statura” e l’impronta pastorale per la missione, sarà di grande aiuto e stimolo l’esempio dei sacerdoti che hanno preceduto i candidati nel ministero – anche quelli ormai anziani e in pensione – e dei Pastori che guidano le Diocesi, oltre che dei Vescovi emeriti; si tratterà quindi di far conoscere e apprezzare la “tradizione pastorale” della Chiesa locale in cui saranno incardinati o eserciteranno il ministero, al fine di facilitare il loro successivo inserimento nella vita pastorale.

5. I seminaristi siano animati da uno spirito autenticamente cattolico; amando sinceramente la propria Diocesi, siano disposti, se in futuro sarà loro richiesto o loro stessi lo desiderano, a porsi a servizio della Chiesa Universale o di altre Chiese particolari con generosità e dedizione[2].

6. Secondo il prudente giudizio dei Vescovi, siano introdotte, per tutto il tempo della formazione, nei tempi e nei modi più opportuni, alcune esperienze di apostolato, indispensabili per la formazione integrale del soggetto, da calibrarsi sulla base dell’età dei seminaristi e delle diverse attitudini dei singoli. Ogni Seminario, operando in sintonia e a stretto contatto con le altre istituzioni diocesane, si impegni a definire l’esperienza del tirocinio pastorale, collocandola nel corso dell’anno, in modo da evitare che possa in qualche modo pregiudicare gli altri impegni formativi. Grande attenzione andrà riservata agli ambiti nei quali i seminaristi svolgeranno i loro tirocini pastorali; in modo particolare, «nella scelta dei luoghi e dei servizi adatti all’esercizio pastorale si dovrà avere particolare riguardo per la parrocchia, cellula vitale delle esperienze pastorali settoriali e specializzate, nella quale essi verranno a trovarsi di fronte ai problemi particolari del loro futuro ministero»[3].

Una speciale attenzione deve essere riservata anche alla preparazione dei seminaristi in merito alle modalità specifiche d’accompagnamento pastorale dei bambini, dei giovani, dei malati, degli anziani, delle persone diversamente abili e di quanti vivono in situazioni di solitudine o di povertà[4], magari a causa della loro condizione di migranti[5]; si presti un riguardo particolare al fondamentale campo della pastorale famigliare[6].

Tali esperienze devono essere guidate da sacerdoti, consacrati e laici veramente esperti e prudenti, che assegnino a ciascun seminarista un determinato compito, istruendolo sulla modalità concreta di azione, e che siano possibilmente presenti durante lo svolgimento delle attività stesse, così da essere in grado di consigliare e sostenere opportunamente il seminarista e di aiutarlo a valutare il lavoro svolto.

 

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[1] Pastores dabo vobis, n. 58: AAS 84 (1992), 759-760: «La proposta educativa del Seminario si fa carico di una vera e propria iniziazione alla sensibilità del pastore, all'assunzione consapevole e matura delle sue responsabilità, all'abitudine interiore di valutare i problemi e di stabilire le priorità e i mezzi di soluzione, sempre in base a limpide motivazioni di fede e secondo le esigenze teologiche della pastorale stessa»;  cf. C.I..C., can. 258.

[2] Cf. Evangelii gaudium, n. 273: AAS 105 (2013), 1130.

[3] Pastores dabo vobis, n. 58: AAS 84 (1992), 760.

[4] Cf. Evangelii gaudium, n. 270: AAS 105 (2013), 1128.

[5] Cf. Congregazione per l’Educazione Cattolica, La pastorale della mobilità umana nella formazione dei futuri sacerdoti (25 gennaio 1986).

[6] Cf. id., Direttive sulla formazione dei seminaristi circa i problemi relativi al matrimonio e alla famiglia (19 marzo 1995).