Il Cardinale Danneels, Arcivescovo emerito di Mechelen-Bruxelles, è intervenuto al Sinodo sulla Famiglia che si sta celebrando in questi giorni. Nel suo intervento, ha esortato i preti e i Vescovi a porsi in ascolto e accompagnamento dei divorziati risposati, con un cuore di pastori.
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“I divorziati risposati chiedono preti e vescovi con cuore di pastori”
Dio è giusto e misericordioso. Non può contraddirsi. È capace di fare acrobazie tra giusto e buono. Per noi, è difficile, perché siamo poveri ballerini nella danza della storia. Noi poveri ministri, dobbiamo trovare il mezzo di inventare cammini di misericordia senza nuocere alla verità e cercare il cammino in ogni epoca e per ogni cultura. Sta a noi trovare i cammini della misericordia. Vorrei limitarmi ad un solo cammino della misericordia per la nostra epoca. Penso a quelli e a quelle il cui matrimonio è fallito e che si sono impegnati in un secondo matrimonio, non valido per la Chiesa e non sacramentale. Sono molti nella nostra epoca. Che cosa facciamo noi per loro, che spesso vorrebbero regolarizzare il loro stato di vita e che sanno che non c'è la possibilità? A molti la cosa non interessa. Ma ci sono persone che soffrono nel loro cuore. Che fare per questi fratelli e sorelle, che vorrebbero tornare ad un matrimonio nella Chiesa? Ci sono giorni in cui penso che bisognerebbe istituire nella Chiesa qualche cosa di simile al catecumenato e all' ordo penitentium di cui la Chiesa di allora si occupava come una madre. Forse niente di veramente istituzionale, ma una cura pastorale organizzata per dei divorziati risposati. Come preparare dei preti e dei laici per questa pastorale speciale, come un tempo per i catecumeni e per coloro che erano in un percorso per ottenere l'assoluzione del loro peccato? Il primo atteggiamento è quello di un immenso rispetto per questi fratelli e sorelle divorziati e risposati. L'inizio di ogni misericordia è un rispetto incondizionato per tutti coloro che vivono nella Chiesa, ma non possono risposarsi e ricevere la comunione.
I matrimoni di fatto meritano uno stesso rispetto. Perché alcuni portano nella loro unione come in un inverno – dei semi che dormono. Molto spesso i divorziati risposati seguono un percorso – consapevolmente o inconsapevolmente – per uscire da questa situazione. Ma questo non è possibile. In molte di quelle situazioni, i coniugi si trovano in un percorso graduale verso un ideale che desiderano. Il rispetto è la pastorale che madre Chiesa deve praticare. È una pastorale della gradualità. Innanzitutto occorre cercarli. Perché molti si nascondono e non osano dirlo, nemmeno al coniuge. Soffrono di nascosto. Sta a noi preti metterci d'impegno per scoprire queste pecorelle che vorrebbero, ma non osano dirlo. Poi dobbiamo invitarle a incontrarsi, formare dei gruppi dove possono ascoltarsi gli uni gli altri. Ma il pastore deve esserci. Senza incentrarsi unicamente su questo doloroso problema della comunione rifiutata. Il prete deve ascoltare col cuore. Non c'è bisogno fin dall'inizio di insegnare, ma di ascoltare. Perché ogni ascolto è terapeutico.
È necessario parlare loro, o farli parlare della bellezza del matrimonio e della famiglia cristiana. Il bello è molto potente. Non si tratta di una bellezza estetica, ma della bellezza sorella della verità e della bontà. La bellezza secondo Aristotele: lo splendore della verità. “Pulchrum est splendor veri”. Per i nostri contemporanei, la verità rende spesso scettici, la bontà può scoraggiare, ma la bellezza disarma. Solo il bello sa disarmare le nostre patologie. “Dammi un'immagine”, diceva l'Archimede della nostra epoca, “e solleverò il globo”. I divorziati risposati non sono i soli figli in difficoltà. Ma coi tempi che corrono ce ne sono più di quanti noi pensiamo. È un semplice appello che faccio, ad amare i figli di Dio, la cui sofferenza è spesso grande. Gridano: spesso non chiedono che si cambi la disciplina. Ma chiedono dei pastori, dei preti con un cuore di pastori, che prendano sulle loro spalle il povero agnellino che si è spezzato una zampa. La verità può suscitare scetticismo. La bontà può scoraggiare, ma la bellezza disarma. E noi abbiamo delle carte vincenti. Infatti, niente di più bello del matrimonio cristiano e della vita familiare cristiana. Bisogna dire la verità ai divorziati risposati, ma ricordandosi di san Francesco d'Assisi che diceva ai suoi guardiani di piccole comunità: “Non permettete che qualcuno se ne vada triste”.