Dagli scritti di San Giovanni d'Ávila, maestro di evangelizzatori - Scritti scelti
Ed. San Paolo
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[Due scuole: una per preti in cura d’anime e confessori, un’altra per predicatori]
13. La Chiesa ha bisogno di due tipi di persone: da una parte di sacerdoti per la cura d’anime e confessori, dall’altra di predicatori; entrambe queste necessità devono essere soddisfatte da tali scuole.
Per i primi si deve provvedere in modo tale che frequentino lezioni di grammatica, casi di coscienza e qualcosa della sacra Scrittura; e non pochi saranno gli anni, ché non è da poco il mestiere di curare le anime; in primo luogo è «ars artium», come dice san Gregorio. E sarebbe bene che, senza calcolare la grammatica, rimanessero almeno quattro o cinque anni, in modo tale che con l’età, la bontà e le lettere fossero autorizzati a professare un officio così alto. Tutto ciò per quanto riguarda i curati e i confessori.
14. Rimangono i predicatori della parola di Dio, l’ufficio dei quali è molto trascurato dalla gerarchia ecclesiastica, e non senza gran danno per la cristianità. Giacché, se questo è il mezzo per generare e allevare figli spirituali, una volta che manca, che bene può esserci, se non ciò che vediamo, che nelle terre dove è assente la parola di Dio, vi è appena una traccia di cristianità?
Questo è stato l’inganno del demonio: fare in modo che ci fosse tanta mancanza di dottrina nella Chiesa; si tratta di uno stratagemma simile a quello che usarono i filistei con i figli di Israele, quando fecero sì che non ci fossero armi, né armaioli, né fabbri, in tutto il regno, perché così, essendo disarmati, potessero essere vinti facilmente. Giacché, essendo questo mestiere tanto proficuo e necessario, quale ragione vi è perché, essendoci in ogni chiesa una persona che ha il compito di suonare organi terreni, non ve ne sia una per ciò che è organo celestiale dello spirito celestiale, mediante il quale egli suona e parla con tanto più profitto e frutto quanto più lo spirito supera la carne? E cosa che suscita grande meraviglia e compassione - dal momento che questo officio è essen-ziale per gli ecclesiastici, dei quali è come un carattere e I un esercizio assolutamente tipico, giacché per questo si f chiamano pastori e padri - che sia da loro così dimenticato, e addossato ad altri, come se non fosse di loro pertinenza. E se qualcuno dicesse che basta che ci siano « preti capaci di dare un insegnamento discreto, che illustrino al popolo il Vangelo, dico che non è medicina sufficiente per piaghe così profonde come quelle che ci : sono ora; e, ancor più, fa presto a sbagliare strada il sapere di coloro che sanno poco, se non sono tenuti sul buon cammino da altri che ne sanno di più. E inoltre, servono dotti predicatori perché parlino nelle diocesi, secondo le necessità; e vi sarà bisogno di saggi per i casi diversi e complicati che verranno loro sottoposti. E ci sarà anche bisogno di uomini dotti che leggano la sacra Scrittura nelle chiese, come viene comandato da questo sacro concilio. E saranno necessari predicatori saggi per assistere il vescovo, il quale, da essi accompagnato e circondato, come il capitano dai suoi cavalieri, possa essere terribile contro i demoni.
15. E se si dicesse che la Chiesa ha già provveduto a questo, dal momento che vi sono un canonicato da predicatore in ogni diocesi e collegi nelle università dove tutto ciò viene fornito, la risposta è presto data: per tutto quello che si deve fare, tutto ciò è comunque poco. Perché, per una diocesi in cui ci sono molte chiese, quale garanzia costituisce una prebenda da predicatore? E per tutto un regno dove ci sono tante città e tanti borghi, che cosa ci si può aspettare da due o tre collegi presenti in un’università? Tanto più che quelli che escono da lì, non sono coloro che noi ci aspettiamo, e nemmeno, come si dice, possono togliere dal fango il piede della Chiesa, perché in genere studiano per guadagnarsi da vivere e per opporsi ai canonicati; e in questo modo danno poco frutto o nessuno, addirittura. Conviene allora, sia perché sono pochi, sia perché danno poco profitto, che altri vengano formati con una disciplina migliore e con altra purezza di intenzioni, non alla ricerca di prebende, ma della salvezza delle anime. Uomini forti, capaci di combattere la guerra contro i vizi, avendoli vinti prima di tutto in se stessi. Costoro sono come quelli che desiderava Saul, il quale, se veniva a sapere che uno era un uomo forte, lo prendeva con sé. E così poteva condurre vittoriosamente la guerra contro i filistei. Et quocumque se vertebat, superabat (1Re 14,17).
Pertanto, se questo sacro concilio vuole eliminare l’obbrobrio dell’ignoranza dalla Chiesa e se vuole dare alle anime il cibo della vita, in modo che la Chiesa sia terribilis ut castrorum acies ordinata (Cant 6,3), comandi che, oltre ai collegi dove si devono educare uomini di medio ingegno per diventare sacerdoti e confessori, ve ne siano altri dove vengano educati coloro che hanno migliore intelligenza, e a loro venga data la scienza che può entrare nel loro vaso, perché escano lettori e predicatori molto dotti, ai quali si possa affidare senza timore il tesoro e l’altezza della parola di Dio. E che vengano formati con la maggiore attenzione possibile in tutte le discipline e nella santità rispetto ai sacerdoti degli altri collegi, dal momento che l’officio di predicatore è di maggior pericolo e richiede maggiore santità. Mancando la quale, la più grande cultura si trasforma in arma più grande per tutti i mali. E, se vogliamo che vi sia la santità, ciò richiede molto lavoro e grande attenzione in colui che funge da responsabile e superiore; e tuttavia, qualsiasi cosa si può ritenere opportuna se contribuisce a far emergere uomini che siano la luce del mondo, e il sale della terra, e la gloria di Cristo.