Lettura del Giorno

San Giovanni d'Ávila - Memoriali per il Concilio di Trento

SJA
San Giovanni d'Ávila

Dagli scritti di San Giovanni d'Ávila, maestro di evangelizzatori - Scritti scelti

Ed. San Paolo



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4. Traiamo quindi da queste esperienze nelle chiese particolari ciò che da questi comandi può risultare di effi­cace per tutta la Chiesa, dal momento che anche solo da una goccia si riesce a sentire il sapore di tutta l’acqua del mare. E intendiamo da quanto vediamo che non dà molto profitto il comandare bene, se non c’è la virtù che permet­te di eseguire quanto è comandato. E che tutte le buone leggi non daranno altro profitto se non che il maestro dica ai bambini: «State buoni», per poi lasciare fare loro come credono. E ripeto ancora una volta: che tutte le buone leggi possibili, se pur fatte, non saranno sufficienti a dare un rimedio all’uomo, visto che anche quella di Dio non è stata sufficiente. Siano rese grazie a Lui, che è venuto a lavorare per dare forza e aiuto perché venisse osservata la Legge, conquistandoci con la sua morte lo Spirito della Vita, in virtù del quale l’uomo diventa amante della Legge e diventa per lui dolce rispettarla!

5.   Allora, se il sacro concilio vuole che vengano rispet­tate le sue buone leggi, nonché quelle passate, si metta al lavoro, anche se si tratta di un lavoro lungo, per fare sì che gli ecclesiastici siano tali che in loro dimori la grazia della virtù di Gesù Cristo. E una volta raggiunto ciò, sarà facile osservare ciò che viene comandato. E per amore si farà anche di più di ciò che la Legge comanda di fare per forza. Tuttavia, è qui che sta il travaglio del parto, ed è qui che io ho paura dei nostri peccati e della tiepidezza degli anzia­ni. Infatti, giacché far crescere uomini buoni è cosa che richiede molta fatica, e gli anziani, o non hanno la scienza necessaria per guidare questa danza, o non hanno la cari­tà necessaria per sopportare una cosa così lunga e fastidio­sa per la loro persona e per i loro affari, e si accontentano di dire ai loro inferiori: «Siate buoni, altrimenti, dovrete scontarlo», e non capiscono che devono loro aiutarli ad esserlo. Perché comandare è cosa facile, e si può fare anche senza carità. Invece, portare su di sé le debolezze altrui con la sincera perseveranza di porvi rimedio e rendere forte colui che era debole, richiede ricchezza di carità. E non so se i signori la possiedono. Essa non si manifesta dal modo in cui catechizzano e rendono buoni i loro schiavi, ma piut­tosto da come li dirigono e li castigano; i genitori, invece, fanno crescere nella migliore disciplina i loro figli, e spen­dono per questo scopo tutti i loro patrimoni e le loro ener­gie. E quindi, i superiori con i chierici sono come i genito­ri con i loro figli, e non come i signori con i loro schiavi, e provvedano quindi il papa e gli altri ad allevare i chierici come figli, con quell’attenzione che richiede un’alta digni­tà, come quella che essi dovranno ricevere. Ricaveranno, perciò, molta gloria dall’avere figli saggi e molta gioia e serenità, dall’avere figli buoni, e la Chiesa tutta godrà di buoni ministri. E fare tutto ciò vorrà dire rispettare le paro­le di nostro Signore: Qui voluerit inter vos primus esse, erit omnium servus (Mc 10,44). Perché, come un servo è depu­tato al bene del suo signore, così gli anziani al bene degli inferiori, per i quali lavoreranno come servi, amandoli come veri e propri genitori, anche se questo costa loro la vita, seguendo l’esempio del Signore, qui venit ministrare, et non ministrari (Mt 20,28). E tutto ciò, dando la sua vita per molti. Ora se è questo Signore, come è giusto, che vogliono imitare, e non la vecchia Legge, non si affannino a cercare cosa comanderemo, ma piuttosto come dispor­remo perché vi siano chierici che sappiano far proprie le buone leggi che sono già fatte, e quelle che si devono fare. E questo è il punto principale della cosa, il nodo della que­stione, senza il quale ogni opera che venga intrapresa riguardo alla riforma darà ben poco risultato, perché si tratterà o di aspetti esteriori, o, non essendoci virtù capa­ce di rispettare l’aspetto interiore, tale riforma non dure­rà, dal momento che non avrà un fondamento. E per l’obiettivo che ho esposto, dirò prima in generale e poi in particolare ciò che sento.