Dagli scritti di San Giovanni d'Ávila, maestro di evangelizzatori - Scritti scelti
Ed. San Paolo
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[La pazzia della croce]
9. Quindi, se solo questo segno d’amore, che è minore, fa uscire di senno i cattivi, e fa perdere la vista in mezzo allo splendore della luce, che faranno i tuoi veri figli e amici, che conoscono così bene il tuo amore e sanno fin dove esso arriva? Questo è ciò che li fa uscire da se stessi e fa sì che essi restino senza parole quando, raccolti nel segreto del loro cuore, sveli loro questi segreti e permetti loro di sentirli. Da qui cominciano a dissolversi e a bruciare le loro viscere, da qui viene il desiderio del martirio, da qui il crogiolarsi nelle tribolazioni (Col 1,24), da qui il sentire sollievo nelle braci e il camminare sulle braci come se fossero rose, da qui il desiderio dei tormenti come se fossero banchetti, e il rallegrarsi di ciò che tutti temono, e l’abbracciare ciò che il mondo aborrisce, e il ricercare sacrifici abominevoli agli Egiziani per sacrificarli a Dio (cfr. Es 8,26).
«L’anima - dice sant’Ambrogio - sposata a Cristo si unisce a Lui volontariamente sulla croce, non considera nulla più glorioso del portare con sé gli insulti del Crocifisso».
10. Allora come ti ripagherò, o mio Amato, per questo amore? Questa è una degna ricompensa, che il sangue venga ricompensato con il sangue (cfr. Eb 9,18-20). Quel sangue con cui Mosè aveva celebrato l’amicizia di Dio e del suo popolo (che dal sangue era rappresentata), in parte fu sparso sull’altare e in parte sul popolo, riconciliandolo con Dio; quello che cade sull’altare è per placare Dio, e quello che cade sulle teste del popolo, per obbligare gli uomini. Dolcissimo Signore!, io conosco questo obbligo. Non permettere che lo eviti, e che io sia macchiato di quel sangue e inchiodato a quella croce. Oh croce!, fammi posto, e che io veda il mio corpo da te accolto e lascia il mio Signore. Allargati, corona, perché io possa mettere lì la mia testa! Lasciate, o schiavi, quelle mani innocenti e attraversate il mio cuore e riempitelo di compassione e di amore! Per questo - dice il tuo Apostolo - sei morto, per essere il Signore dei morti e dei vivi (Rm 14,9); non con minacce e castighi, ma con opere d’amore. Mettimi nel numero di coloro ai quali comanderai da vivo o da morto, ch’io diventi prigioniero sottomesso alla signoria del tuo amore.
Oh, quale modo meraviglioso di combattere ha scelto il Signore! (Gdt 5,8), dice la santa profezia; perché non già con diluvio, non con fuoco dal cielo, ma con lodi di pace e di amore ha conquistato i cuori; non uccidendo, ma morendo; non spargendo sangue altrui, ma spargendo il suo, per tutti, sulla croce. Oh, meravigliosa e nuova virtù! Quello che non facesti dal cielo servito dagli angeli, lo facesti dalla croce, accompagnato da ladroni! Oh, ladro di cuori!, ruba, Signore, anche il mio, poiché hai nome di ladro rapido e violento. Quale spada sarà così forte, quale arco così teso e ben arcuato, da poter penetrare un fine diamante? La forza del tuo amore ha fatto a pezzetti infiniti diamanti. Tu hai fatto a pezzi la durezza dei nostri cuori, tu hai infiammato tutto il mondo con il tuo amore; tu stesso lo hai detto con il profeta: Poiché dal fuoco della mia gelosia sarà consumata tutta la terra (Sof 3,8); e nel tuo Vangelo hai detto: Sono venuto a portare fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! (Lc 12,49). Bene aveva compreso la virtù di questa venuta e di questo santo fuoco quel santo profeta che per questo gridava e diceva: Se tu squarciassi i cieli e scendessi! (Davanti a te sussulterebbero i monti. Come il fuoco incendia le stoppie) e fa bollire l’acqua (Is 64,1). O dolce fuoco! O dolce amore! O dolce fiamma! O dolce piaga, che così accendi i cuori gelati più della neve e li trasformi in amore! Con il fuoco essenziale della tua venuta hai riempito il mondo del tuo amore; come dice il profeta: Tu visiti la terra e la disseti: la ricolmi delle sue ricchezze (Sal 64,10) con questo genere di amore. Visitando la terra hai fatto ubriacare i cuori terreni. O grandissimo amante, sì benigno, bellissimo, clementissimo!, ubriaca i nostri cuori con questo vino, falli bruciare con questo fuoco, feriscili con la freccia del tuo amore.
11. Cosa manca alla tua croce per essere una balestra spirituale, che ferisce in questo modo i cuori? La balestra è fatta di legno e una corda tesa, e una noce in mezzo, dove si solleva la corda per sparare la freccia con forza e ferire più in profondità. Questa santa croce è il legno; e il corpo così teso e le braccia così allargate sono la corda; e il costato, aperto, la noce dove si appoggia la freccia d’amore perché da lì parta e ferisca il cuore disarmato. Tirò la balestra e ferì il mio cuore! Ora, sappia tutta la terra che il mio cuore è ferito. O mio cuore! Come guarirai? Non c’è medico che ti potrà guarire se non morendo. Quando io, oh mio Gesù, vedo che dal tuo costato esce la punta di quella lancia, quella lancia che è una freccia di amore che mi trafigge; e in questo modo il mio cuore è ferito, e non permette che non vi sia parte di esso che non sia penetrata. Che cosa hai fatto, Amore dolcissimo? Che cosa hai voluto fare al mio cuore? Vieni per guarirmi, e mi hai ferito! Vieni a insegnarmi a vivere, e mi fai impazzire! Oh, dolcissima ferita, oh sapientissima pazzia! Ch’io non mi veda mai più senza di te.
Non solo la croce, ma la stessa posizione che tieni su di essa, ci richiama dolcemente all’amore; hai la testa inclinata, per ascoltarci e darci baci di pace, pace con la quale accogli i colpevoli, mentre sei tu ad essere stato offeso. Le braccia tese, per abbracciarci; le mani trafitte, per darci i tuoi beni; il costato aperto, per riceverci dentro le tue viscere; i piedi inchiodati, per aspettarci e perché non ti possa mai allontanare da noi. In modo tale che guardandoti, o Signore, tutto mi conduce all’amore: il legno, la posizione, il mistero, le ferite del tuo corpo; e, soprattutto, l’amore interiore mi chiama ad amarti e a non dimenticarmi mai di te nel mio cuore. Ma come potrei mai dimenticarmi di te? Se ti dimentico, oh mio Gesù!, si paralizzi la mia destra; mi si attacchi la lingua al palato, se lascio cadere il tuo ricordo, se non metto te al di sopra di ogni mia gioia (Sal 136,5-6).
Verifica, qui, anima mia, la chiarezza della causa dell’amore che Cristo ha per noi. Perché questo amore non nasce dal guardare ciò che è nell’uomo, ma dal guardare Dio e dal desiderio che egli ha di compiere la sua volontà.