Lettura del Giorno

San Giovanni d'Ávila

san giovanni di Avila
San Giovanni d'Ávila

Dagli scritti di San Giovanni d'Ávila, maestro di evangelizzatori - Scritti scelti

Ed. San Paolo



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[L’amore dei santi, superato dall’amore di Cristo]

8.   Se vuoi, anima mia, presentire in qualche modo la grandezza dell’amore di Cristo, del desiderio che ebbe di soffrire per te, sofférmati a pensare alla grandezza del desiderio, che ebbero i santi, di soffrire per amore di Dio, e da qui capirai il desiderio che ebbe il Santo dei santi, giacché di tanto li supera in santità e grazia, quan­to la luce del sole supera le tenebre, e molto di più. Pensa al desiderio che ebbe il benedetto padre san Domenico, che desiderava il martirio così come la cerva i corsi d’ac­qua (Sal 41,2), e chiedeva che tutte le membra del suo corpo venissero tagliate, perché gli sembrava poca cosa un solo martirio, e ne desiderava uno per ogni membro. Osserva il desiderio dell’apostolo sant’Andrea, che, ve­dendo la croce sulla quale doveva morire, la corteggiava come se fosse stata la sua amata sposa, e le chiedeva di unirsi a lui nel diletto così come egli faceva con essa.

Passiamo ad un altro genere di martirio, più alto, e ad un altro modo di desiderare; quello di san Paolo, il qua­le, sembrandogli poco ogni tipo di tormento per soddi­sfare il suo desiderio, arrivò a un tale eccesso di amore, che desiderò le stesse pene infernali del senso per l’ono­re di Dio e per la salvezza degli uomini. Desiderava e anelava essere anatema di Cristo a vantaggio dei fratelli (Rm 9,3) desiderando con questo, come dice Crisosto­mo, rimanere per sempre diviso da Cristo per quanto ri­guardava la partecipazione alla gloria, ma non per quanto riguardava l’amore e la grazia. Quindi, anima mia, prendi ora il volo e sali per questa scala fino alle viscere e al cuore di Cristo; e allora, se questo apostolo santo, non avendo altro che una sola goccia di grazia, provava un amore così grande per gli uomini, che veramente de­siderava soffrire le pene dell’inferno per loro, quanto maggiori saranno i desideri di Cristo, dal momento che maggiore era la sua grazia e la sua carità?

Che cos’altro, Signore, ci volevi dire, quando dicesti quelle parole che così suonavano: C’è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, (finché non sia com­piuto)? (Lc 12,50). Finché non arriva l’ora, Signore, vivi nell’angoscia; perché era così grande il desiderio di ve­derti macchiato del tuo sangue per causa nostra, che ogni ora di più ti sembravano come mille anni, a causa della grandezza del tuo amore. E da qui è nata la festa gloriosa della domenica delle Palme che volesti che si ce­lebrasse quando ti apprestavi a soffrire, per mostrare al mondo la gioia del tuo cuore, che così, circondato di rose e fiori, volesti andare verso il talamo della croce. Non sembra, Signore, che tu stia andando verso la croce, ma a un matrimonio, tanta è la festa che vuoi che venga fatta lungo il cammino.

Per questo, uscite ora, figlie di Sion; uscite ora, anime devote e amanti di Cristo, e guardate il re Salomone con la ghirlanda che gli pose sua madre, nel giorno delle sue nozze, nel giorno della gioia del suo cuore (cfr. Ct 3,11). Non una ghirlanda io trovo, o Signore, ma quella che fece la sinagoga tua madre il venerdì della croce. Non di rose né di fiori, ma di spine, perché fosse poggiata sul tuo capo. Perché, come si chiama questo giorno di festa e di gioia del cuore? Forse che quelle spine non ti fanno male? Certamente sì, e ancor più a te fra tutti gli uomi­ni, perché la tua delicatezza era più grande. E tuttavia, a causa della grandezza dell’amore che avevi per noi, non guardavi al tuo dolore, ma alla nostra salvezza; non alle tue piaghe, ma alla medicina delle nostre anime malate. Se al patriarca Giacobbe sembravano pochi sette anni di servizio per sposarsi con Rachele, tanto era il suo amore per lei (Gen 29,30), cosa poteva sembrare a te un giorno sulla croce per sposarti con la Chiesa e renderla così bella, senza macchia né ruga? (Ef  5,21). Tanto amore ti fa morire certo volentieri; ti ubriaca in tal modo, che ti fa stare nudo, appeso ad una croce, oggetto di scherno da parte del mondo. Tu sei Noè che piantò una vigna e ne bevve il vino con tanta abbondanza che, ubriaco di que­sto vino forte, cadesti addormentato sulla croce (cfr. Gen 9,20-22); e sopportasti tanti insulti su di essa, che i tuoi stessi figli si scandalizzarono e si presero gioco di te.

Oh meraviglioso amore, che giungesti a tanto! E me­ravigliosa cecità degli uomini, che approfittarono di ciò per screditarti, mentre avrebbero dovuto approfittarne per amarti! Dimmi, o dolcissimo amore!, se questa sola scintilla che ci hai mostrato qui è stata così terribile per gli uomini da essere scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani (1Cor 1,23), che farebbe se si potesse dare loro una qualche altra prova di amore che indicasse tutta la grandezza di questo tuo amore?