Lettura del Giorno

San Giovanni Crisostomo
San Giovanni Crisostomo

Dagli scritti di San Giovanni Crisostomo sul sacerdozio.

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Mentre si sprezza il capriccio mutevole della folla, bisogna però troncare i maligni sospetti e le insinuazioni calunniose

III. Qual altra cosa pertanto bisogna disprezzare? La gelosia e l’invidia: non è bene temere e paventare oltre misura le intempestive calunnie (poiché il capo necessariamente deve sopportare biasimi irragionevoli) né il passarvi sopra con troppa bonarietà; ma anche se sono false e scagliate da gente volgare, bisogna studiarsi di soffocarle repentinamente. Nulla infatti contribuisce più della folla a creare una fama buona o cattiva; avvezza ad ascoltare e parlare senza criterio, ripete a casaccio tutto quanto le viene all’orecchio, senza preoccuparsi affatto se sia vero o falso. Non bisogna quindi stare noncuranti della folla, ma troncare al più presto i maligni sospetti, sforzandosi di convincere i maldicenti quand’anche fossero dei più irragionevoli, né lasciare alcun mezzo intentato per distruggere la cattiva opinione. Se poi, pur avendo noi posto in opera ogni mezzo, i calunniatori non vogliano persuadersi, allora conviene disprezzarli; ché se taluno si lascerà abbattere per simili vicende, non potrà mai far nulla di nobile e degno d’ammirazione; l’abbattimento e le continue ansie hanno funesta efficacia per spegnere l’energia dello spirito e piombarlo in estrema sfinitezza. Il vescovo ha da comportarsi coi suoi sudditi come un padre coi figli ancor molto piccini; come non ci conturbiamo qualora questi ci insultino o ci percuotano, o se piangano, né molto diamo loro retta quando ridono e ci fanno festa, così non bisogna lasciarci soggiogare dalle lodi della folla né essere oppressi per i suoi biasimi, quando sono mossi senza motivo. Ma ciò è difficile, o caro, e forse anche, credo, impossibile; non so se ad alcun uomo riesca di non gioire delle lodi; or chi ne gioisce è naturale che nutrisca desiderio di riceverne, e chi desidera di riceverne è giocoforza che sia rattristato, sfiduciato, agitato e afflitto quando gli venga negata la lode. Come quelli che godono della ricchezza, qualora cadano in miseria restano oppressi, e assuefatti com’erano alle mollezze non possono adattarsi a vivere grossolanamente, così anche i bramosi di elogi, non solo se vengano ingiustamente biasimati, ma anche se non sono costantemente acclamati, si sentono l’anima sfinita come per farne, specialmente quando per avventura ne fossero stati [prima] lautamente pasciuti, o quando per soprappiù sentono che altri riscuote applausi. Quali brighe e quali affanni credi tu non abbia pertanto a incontrare chi si espone al cimento del magistero con lo stimolo di questa bramosia? L’anima sua non sarà mai libera da ansie e tormenti, come non può essere il mare libero da marosi.