Lettura del Giorno

San Giovanni Crisostomo
San Giovanni Crisostomo

Dagli scritti di San Giovanni Crisostomo sul sacerdozio.

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Fine dell’intermezzo. II. Ripresa dell’argomento intorno alle virtù sacerdotali. eloquenza e magistero della parola. Necessità della parola per confondere gli eretici (nemici esterni) e le vane superstizioni (nemici interni).

V. O forse ignori che questo corpo soggiace a più malattie e insidie che la nostra carne, e che più presto di essa va in rovina e più difficilmente viene risanato? A quelli che curano gli altri corpi si offre varietà di medicine, diversi apparecchi meccanici e nutrimenti adattati agli infermi; spesso anche la natura del clima bastò da sola a ricondurre i malati a sanità; altra volta il sonno intervenendo a tempo debito, liberò il medico da ogni fatica. Qui invece non c’è da contare su alcuna di queste cose; una sola via e un sol mezzo di cura si offre, oltre le opere, quello cioè che é fornito dal magistero della parola. Questo é lo strumento, il cibo, la temperatura di clima più perfetta; questo fa le veci di medicina, di cauterio, di ferro; se occorra bruciacchiare o tagliare, di questo bisogna valersi, e ove esso manchi, farà pur difetto ogni altro rimedio. Con esso risvegliamo anche l’anima assopita e la ricomponiamo se diviene tumescente, tagliamo via il superfluo, riempiamo le lacune e compiamo ogni altra operazione opportuna per il benessere dell’anima. Per conseguire la miglior direzione della vita, giova la vita d’un altro che stimoli a emularla; ma qualora l’anima sia offesa per opera di falsi dogmi, v’è gran bisogno della parola, non solo per la sicurezza di quei di casa, ma anche per le guerre provenienti dal di fuori. Poiché se alcuno avesse la spada dello spirito e lo scudo della fede, tanto da poter compiere prodigi, e mediante i portenti chiudere la bocca agli sfrontati, forse non avrebbe alcun bisogno dell’aiuto della parola; o piuttosto, nemmeno allora tornerebbe inutile la virtù di essa, ma anzi molto necessaria; e per vero il beato Paolo se ne valse, sebbene dappertutto egli fosse ammirato per i suoi miracoli. E anche un altro dei membri di quel coro, raccomanda di adoperarsi a conseguire questa facoltà, dicendo: "Pronti sempre a dar soddisfazione a chiunque vi domandi ragione della speranza che avete dentro di voi" (1Pt. 3,15); tutti poi essi affidarono il governo delle vedove a Stefano ed a’ suoi compagni per nessuno altro motivo che per attendere al "ministero della parola" (At. 6,2). Certamente non con la stessa sollecitudine andremmo in cerca della parola se avessimo la potenza che deriva dai miracoli; ma se di quella potenza non rimane neppure la traccia, mentre da ogni parte insorgono molti e assidui nemici, non ci rimane che armarci di quella, sia per non esser colpiti dagli strali degli avversari, sia per colpirli alla nostra volta.