Dagli scritti di San Giovanni Crisostomo sul sacerdozio.
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a) Seconda parte della difesa di Giovanni. Risposta alle accuse di oltraggio agli elettori, disprezzo del sacerdozio, vanagloria
VII. Ora io proseguendo soggiunsi: A ciò appunto mi affretto. Poi che ho dato fine a quanto riguarda te, di buon grado mi rivolgerò ora a quest’altra parte della mia difesa. Qual è dunque l’accusa di costoro, e quali le loro querele? Essi si chiamano oltraggiati da noi, e dicono d’aver sofferto uno smacco, perché noi non accettammo l’onore che vollero conferirci. Ebbene, io dico anzitutto che non si deve far alcun caso dell’oltraggio che si possa recare agli uomini, quando per far onore a questi siamo costretti a far offesa a Dio. Onde neppure per quelli che se ne adontano è senza pericolo il menare tanto scalpore su ciò, ma anzi, torna loro molto dannoso; io mi penso infatti che le persone consacrate a Dio e che solo a Lui riguardano, debbano comportarsi tanto cautamente da non ritenere ciò come un oltraggio, quando anche mille e mille volte ne uscissero privi d’onore. Ma che io non abbia fatto nulla di simile neppur col pensiero, si fa palese da questo: se io, come hai tante volte ripetuto che taluni vanno calunniando, venni al punto di votare per i miei accusatori, per arroganza e vanagloria, sarei pur da annoverare fra i peggiori malfattori, avendo dispregiato personaggi ammirandi e augusti e per di più benefattori. Ché se il far ingiuria a chi non te n’ha arrecato nessuna è degno di condanna; a quelli che spontaneamente si proponevano di onorarti (ché nessuno potrebbe dire che essi, avendo prima ricevuto qualche favore o piccolo o grande da me, volessero pagarmi la ricompensa di quelle mie grazie), come non sarebbe degno d’ogni castigo il corrispondere col rendere loro l’opposto? Ma se questo non mi passò neppure per la mente e con ben altra intenzione mi sottrassi al grave peso, quand’anche non volessero approvarmi, perché in luogo di darmi perdono, m’accusano per aver io provveduto alla salvezza dell’anima mia? Di fatto io ero tanto lontano dal voler fare ingiuria a quei personaggi, che anzi, direi, col mio rifiutare, di averli onorati; né ti meravigliare se ciò ha del paradosso, ché presto te ne darò la soluzione. S’io avessi accettato, non tutti, ma quelli che trovano gusto nelle maldicenze, avrebbero messo in campo molti sospetti e calunnie, sia a carico di me consacrato, sia a carico di quelli che mi scelsero; come: che essi guardano solo alla ricchezza e s’inchinano solo allo splendore de’ natali; che mi condussero a quest’onore perché furono da me lisciati. Non saprei dire se alcuno non li avesse pure sospettati corrotti con denaro. Ed ancora: Cristo chiamò a questa potestà i pescatori, i manovali e i gabellieri; costoro invece schifano quelli che vivono del lavoro quotidiano, ma se alcuno è infarinato di dottrine profane e vive tra gli agi, questo solo approvano, a questo fanno la corte. Per qual motivo trascurano coloro che hanno durato innumerevoli sudori a vantaggio della Chiesa, mentre uno che non ha mai pur anco libato il peso di simili fatiche e ha perduto sempre il suo tempo nei vaniloqui dei profani, d’un tratto te l’innalzano senz’altro a tanta dignità? Queste ed altre più cose sarebbero andati blaterando, se io avessi accolto la potestà; ora invece non possono. Ogni pretesto di maldicenza è loro troncato, e non hanno motivo d’incolparmi, né d’adulazione né di servilità verso di quelli, tranne se taluni volessero proprio far pazzie. Come mai infatti, uno che per raggiungere quest’onore avesse adulato e sborsato quattrini, l’avrebbe lasciato ad altri proprio mentre era sul punto d’ottenerlo? Sarebbe come se uno, dopo aver durato grandi fatiche nel coltivare un campo, affinché la messe gli si aumentasse di copioso frutto e i tini traboccassero di vino, dopo gli infiniti travagli e le molte spese, giunto il tempo di mietere e vendemmiare, si astenesse dal cogliere i frutti, in favore di altri. Tu vedi adunque che in tal caso, benché le loro dicerie fossero lungi dalla verità, tuttavia quelli che avessero voluto calunniarli avrebbero ben trovato pretesti, per insinuare che avevano fatta la scelta senza averne rettamente vagliate le ragioni. Io invece non ho dato loro il modo di spalancare la bocca, e neppure di aprirla.
Questo e più altro avrebbero detto sul principio; ma poi, dato mano al ministero, non sarei bastato a difendermi ogni giorno dagli accusatori, anche se ogni cosa mi fosse riuscita senza difetti. Se non che per la mia età e inesperienza avrei necessariamente commesso molti mancamenti; e mentre ora ho potuto impedire loro di rivolgermi quest’accusa, allora avrei offerto loro innumerevoli motivi di rimprovero. Che non avrebbero essi detto? (Hanno affidato un ministero si grande e ammirando a fanciulli insensati; hanno dato alla rovina il gregge di Dio; le istituzioni dei Cristiani sono divenute giocattoli e oggetti di riso). Ora invece "ogni ingiustizia chiuderà la sua bocca" (Sl. 107,42). Che se poi dicessero tali cose di te, ben presto tu insegnerai loro con le opere, che non si deve giudicare la prudenza dall’età e non si deve approvare il vecchio per la canizie, né escludere senz’altro il giovine da questo ministero; ma s’ha da interdirlo solo al neofita: e fra i due v’è gran differenza.