Lettura del Giorno

Il sacerdote alla luce del Vaticano II [Cap 1]

Luciani Patriarca
Albino Luciani

L'allora Patriarca di Venezia, Albino Luciani, in alcune riflessioni sul sacerdote alla luce del Vaticano II

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Alcuni problemi dei sacerdote

Investiti di poteri ereditati dagli Apostoli, configurati a Cristo Capo, i sacerdoti sono attesi al varco da non pochi problemi pratici, per i quali il Concilio espone delle soluzioni o almeno delle indica­zioni.

1)     Di fronte alte trasformazioni

Il Concilio « non dimentica le difficoltà che devono affrontare i Presbiteri nelle circostanze di oggi. Né ignora la profonda trasforma­zione che i tempi hanno operato nelle strutture economiche e sociali e nel costume ... per questo i ministri della Chiesa . .. si domandano an­gosciosamente quali sono i mezzi e le parole adatte per comunicare con il mondo » 22.

L’edificazione del Corpo di Cristo esige da essi « molteplici fun­zioni e nuovi adattamenti » 23; essi devono essere « all’occorrenza pronti anche ad adottare nuovi sistemi pastorali, sotto la guida dello Spirito di amore, che soffia dove vuole » 2\ « I più anziani devono veramente trattare come fratelli i più giovani .. sforzandosi anche di compren­dere la loro mentalità per quanto possa essere diversa, e guardando con simpatia le loro iniziative »25. A impedire esagerato fissismo ed assicurare un onesto pluralismo, il « Regolamento di formazione sa­cerdotale », compilato dalla Conferenza Episcopale per i futuri sacer­doti, sarà « riveduto periodicamente ed approvato dalla Santa Sede »; « le leggi generali vengano adattate alle particolari circostanze di tem­po e di luogo » 26.

Tutti questi passi prevedono novità, adattamenti, aggiornamenti, è evidente. Ma è altrettanto evidente che si tratta di adattamenti e no­vità limitati a « sistemi pastorali ». Quanto ai metodi e agli indirizzi per la formazione dei futuri sacerdoti si noti una doppia riserva: non si muova questo o quel vescovo da solo, ma l'intera Conferenza Epi­scopale insieme, e ci sia l'approvazione della Santa Sede. Il che fa pensare che non si prevedono, in materia, rivoluzioni repentine, ter­remoti sconvolgenti, rotture clamorose col passato, iniziative prese dalla « base ».

2)       Inserzione dei sacerdoti nel mondo

Sono « in un certo modo segregati in seno al Popolo di Dio; ma non per rimanere separati ». Sono « testimoni e dispensatori di una vita diversa da quella terrena; ma ... non potrebbero ... servire gli uo­mini se si estraniassero dalla loro vita e dal loro ambiente »27. Dun­que: non del mondo, ma nel mondo. Come Cristo, il quale, « attra­verso la sua Incarnazione, si legò a quel certo ambiente socio-culturale degli uomini, in mezzo ai quali visse »28. Come Paolo, il quale, « segre­gato per il Vangelo di Dio », dichiara di essersi fatto « tutto a tutti allo scopo di salvare tutti »29.

Non estraniarsi, dunque, e inserirsi e farsi tutto a tutti. Con quali mezzi? Eccone accennati alcuni (si badi, tutt'altro che clamorosi). Un primo mezzo sono « le virtù; che giustamente sono molto apprez­zate nella società umana, come ad esempio la bontà, la sincerità, la fermezza d'animo e la costanza, la continua cura per la giustizia, la gentilezza ...» 30. Altro mezzo, « i familiari rapporti tra Pastori e laici », perché, in grazia di essi, « i Pastori, aiutati dall’esperienza dei laici, potranno giudicare con più chiarezza e opportunità, sia in cose spi­rituali che temporali »31. Si noti in questo passo il suggerimento che i sacerdoti si avvalgano dell'esperienza altrui là dove non possono avere un'esperienza propria e personale. Più avanti il concetto ritorna allargato: « Grazie ai rapporti di amicizia e di fraternità fra di loro e con gli altri uomini, i Presbiteri sono in grado di imparare ad avere stima per i valori umani e ad apprezzare i beni creati come dono di Dio » 32. In specie, per aiutare « la vocazione dei coniugi nella loro vita coniugale e familiare . .. perché si formino famiglie risplendenti di se­renità luminosa », i sacerdoti sono invitati... non a sposarsi, ma semplicemente a « provvedersi una necessaria competenza sui problemi della vita familiare » 33.

Per gli alunni del Seminario Minore sì desiderano una matura­zione (guidata dai superiori e dai genitori insieme), che non trascuri « una congrua esperienza delle cose umane » 34, e tali studi filosofici, per cui gli alunni « possano opportunamente prepararsi al dialogo con gli uomini del loro tempo » 35.

Per gli alunni del Seminario Maggiore, i vescovi possono stabilire « una qualche interruzione degli studi o un conveniente tirocinio pa­storale per provare meglio i candidati al sacerdozio »; possono anche protrarre l'età canonica per i Sacri Ordini e per far esercitare per un certo tempo il Diaconato prima di promuovere al sacerdozio35. La Sacerdotalis Coelibatus aggiunge: « per giudicare con migliore cer­tezza della idoneità di un giovane al sacerdozio e per avere successive prove della sua raggiunta maturità umana e soprannaturale », memori del fatto che « è più difficile comportarsi bene nella cura delle anime a causa dei pericoli esterni », sarà opportuno che « l'impegno del sacro celibato sia osservato durante periodi determinati di esperimento, prima di diventare stabile e definitivo col Presbiterato » 37.

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22  PO, 22 (1315).

23  PO, 8 (1267).

24  PO, 13 (1289).

25  PO, 8 (1268).

26 OT, 1 (772).

27 PO, 3 (1249).

28  AG, 10 (1110)

29  PO, 3 (1249).

30  Ibidem.

31  LG, 37 (385).

32  PO, 17 (1299).

33  GS, 52 (1489).

34  OT, 3 (778).

35  OT, 15 (802).

36  OT, 12 (798).

37  Paolo VI Sacerdotalis Coelibatus, 24-6-1969, AAS.