L'allora Patriarca di Venezia, Albino Luciani, in alcune riflessioni su "Cristo Ideale del Sacerdote.
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ALBINO LUCIANI Patriarca di Venezia
CRISTO IDEALE DEL SACERDOTE
Lettera al Presbiterio di Venezia per il Giovedì Santo 1971
Cari sacerdoti,
m’è stato insegnato e ritengo tuttora che, per sentirsi a suo agio, nel giusto posto e spinto di continuo ad essere veramente buono e santo, il sacerdote debba avere una specie di ritratto con cui potersi confrontare, di specchio in cui guardarsi spesso.
« Alter Christus », sia pure in senso attenuato
Questo specchio è Cristo. Solo da Cristo, che è il sacerdote grande, scende la luce che illumina noi sacerdoti piccoli. E’ sempre stato detto: sacerdos alter Christus e si deve dire ancora, sia pure con precisi limiti e spiegazioni.
Quali spiegazioni?
Prima: anche il laico è alter Christus. « Rallegriamoci — scriveva Agostino — e rendiamo grazie, non solo per essere divenuti cristiani, ma Cristo... Siate pieni di ammirazione, godete: noi siamo diventati Cristo » ( 1 ). Devono quindi cercare di configurarsi al Signore sia i semplici fedeli che i sacerdoti; i sacerdoti, però, in una maniera propria, rappresentandoLo essi come Testa del Corpo, cioè come Maestro, Santificatore e Pastore.
Seconda spiegazione. Siamo sacerdoti come Cristo, ma in misura molto più tenue. Egli resta l’unico Mediatore; noi soltanto Lo rappresentiamo, Lo mostriamo e sensibilizziamo davanti agli uomini. Scriveva Paolo ai Corinti: « E’ stato forse crocifisso Paolo per voi? O nel nome di Paolo siete stati battezzati? » (2). « Cos’è Apollo? Che cos’è Paolo? Dei ministri... io ho piantato, Apollo ha inaffiato, ma Dio ha fatto crescere » (3).
Agostino partiva da questi testi per polemizzare contro i Donatisti, che esageravano il compito mediatore dei sacerdoti e concludeva: « Pietro battezza, è Cristo che battezza. Paolo battezza, è Cristo che battezza. Giuda battezza, è Cristo che battezza » (4).
Il principio vale, per Agostino, anche fuori dell’amministrazione dei Sacramenti: « Perfino nella voce dei mercenari voi percepite la voce del Pastore » (5).
Alter Christus, dunque. Però nel senso dì umile rappresentante, non di sostituto; siamo vetro che lascia vedere Cristo, non diaframma che Lo nasconde. L’Ordinazione ha deposto nella nostra anima un « dono di Dio », che va ravvivato (6), ma non ha fatto di noi angeli dispensati dai doveri di tutti i cristiani e sottratti agli errori e alle critiche. Tanto meno ci ha stralciati dalla Chiesa, facendoci in qualche modo superiori ad essa. « L’Apostolo Paolo — scriveva Agostino — membro eminente sotto la Testa, ma essenzialmente membro del Corpo... non osa farsi mediatore tra Dio e il popolo » (7). Noi siamo a volte più coraggiosi di Paolo e parliamo ingenuamente del « nostro sacerdozio », della « nostra Messa », dei « nostri militanti ». In altre parole: con una punta di « clericalismo » noi abbiamo la tendenza di mettere il prete prima della Chiesa. Il contrario è vero e va affermato: noi siamo piccoli in una Chiesa che è più grande di noi. Siamo sacramenti di Cristo, ma nel quadro della Chiesa, che di Cristo è il Sacramento primordiale.
Terza spiegazione. Se Cristo ci trascende enormemente, se è vero che, ascendendo al Cielo, Egli non ha dato le dimissioni da Gran Sacerdote (8), la Sua immagine va completata con altre, che siano più vicine, più proporzionate alla nostra piccolezza; immagini, che, se non saranno luce, saranno almeno qualcosa più che l’ombra. Si tratta dei ministri che figurano negli scritti neo-testamentari e degli altri « che, nel corso dei secoli, in un servizio spesso umile e nascosto, hanno lasciato splendidi esempi di santità » (9).
Quarta spiegazione. Queste immagini — di Cristo e dei santi sacerdoti—vanno calate nelle nuove nostre situazioni storiche e tenendo conto delle diverse nostre attitudini. Cristo non ha battezzato, non ha dovuto studiare per preparare prediche, non ha espiato peccati propri, si è trovato di fronte alla snaturazione del messianismo, ai problemi di una legge ipertrofizzata dai farisei, ecc. Per noi è diverso. E d’altra parte sarebbe snaturarci e farci stiracchiare crudelmente su un letto di Procuste il voler copiare insieme S. Carlo Borromeo e S. Francesco di Sales, il prete alta- rista del Medioevo e S. Francesco Saverio, Carlo De Foucauld e Primo Mazzolari.
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NOTE
Convenzionalmente :
LG = Lumen Gentium.
PO = Presbyterorum Ordinis.
SC = Sacrosanctum Concilium.
D V = Dei Verbum.
D S = Denzinger.
E M = Eucharisticum Mysterium.
La prima numerazione è del capitolo; la seconda numerazione è della Edizione Dehoniana.
(1) AUGUSTINUS, In Jo. tract. 21,8 - PL, 25, 1568.
(2) I Cor. 1, 13.
(3) I Cor. 3, 5-6.
(4) AUGUSTINUS, In Joann., 6-7, PL, 35, 1428.
(5) Ibidem, PL, 35, 1831.
(6) 2 Tim. 1, 6.
(7) AUGUSTINUS, In Joann., 6-7, PL, 43, 60.
(8) Cfr. Ebr. 7, 24.
(9) LG, 41 (392).