L'allora Vescovo di Vittorio Veneto, Albino Luciani, in alcune riflessioni sul perché i sacerdoti studino.
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8. - A titolo di pura esemplificazione, senza sopprimere gli esami « saltem ad triennium » (c. 130/1), le « collationes de re morali et liturgica» (c. 131), l’esame pel conferimento delle parrocchie vacanti (c. 459/3, 3°), il Concilio ricorda alcuni mezzi.
Per i neo-ordinati:
1) « Istituti pastorali in collaborazione con parrocchie opportunamente scelte » (20), (dove il collegamento con la parrocchia pare sia voluto per unire alla teoria la pratica e la frase « opportunamente scelte » per sottolineare l’importanza che all’inizio della loro vita sacerdotale i sacerdoti siano vicini a dei veri pastori);
2) « convegni periodici » (21);
3) «appropriate esercitazioni» (22);
4) « serie di lezioni pastorali per la durata di un anno » e « altri corsi » (23).
Per i sacerdoti in genere sono proposti:
— convegni (24);
— istituzione di corsi o congressi (25);
— centri destinati a studi pastorali (26);
— biblioteche (27);
— intelligente direzione degli studi del clero da parte di persone capaci (28) cioè «uno o diversi presbiteri di provata scienza e virtù » (29).
9. - La CEI, studiando la « Cultura Teologica del clero e del laicato » nell’Assemblea Generale 4-7 aprile 1967, tra l’altro:
a) ha confermato « il nesso inscindibile tra cultura teologica, vita spirituale e azione pastorale del Clero (per) assicurare così l’unità della vita sacerdotale »;
b) ha assunto « atteggiamento di rispetto e di ricerca per scoprire quanto di valido contengono le istituzioni già esistenti (ci si riferisce — credo — ai cc. 130, 131 e 459/3), di coraggio e concretezza per ringiovanirle e rinnovarle »; in specie ha chiesto di « trasformare le riunioni tradizionali per la discussione dei emi di morale in centri di interesse e in strumenti per l’aggiornamento pastorale »; non solo, ma che si sia chiari circa « il collegamento degli esami quadriennali con gli istituti pastorali »;
c) ha raccomandato di « favorire il coordinamento e, fin dove possibile, l’unificazione di iniziative e istituzioni analoghe (per es. tra Istituti religiosi e Diocesi, tra Diocesi vicine), rispettando quella pluralità che fosse evidentemente giustificata ed efficiente »;
d) ha auspicato che « i corsi estivi di aggiornamento per il clero siano sempre più qualificati » (29 a);
e) ha segnalato alcune indicazioni per attuare l’Istituto Pastorale per i giovanissimi. « A modo di esempio si citano alcune indicazioni emerse dalla discussione. Nelle Diocesi A e D il Corso dura un anno con frequenza e permanenza continua di tre giorni o più alla settimana, con vita comune di studio, preghiera, distensione, al centro diocesi o al centro regione. Nelle Diocesi B il Corso dura quattro anni, ma con un solo giorno di frequenza alla settimana; nelle diocesi C ogni trimestre vengono a raccolta insieme i giovani sacerdoti per 15 giorni o per 45 giorni in un anno » (29 b).
L’attuazione dell’« Istituto » non è facile in realtà; se esso vien attuato tenendo i giovani preti in un Collegio ecclesiastico o Seminario durante la settimana e inviandoli in qualche parrocchia « pilota » il sabato, la domenica, nelle feste e relative vigilie, c’è risultato di buona realizzazione negli studi. Le difficoltà invece, sono: la vita un po’ artificiosa e poco gradita, simile a quella del Seminario, la fatica nel trovare insegnanti (i giovani non desiderano quelli sentiti e risentiti in in Seminario).
Se i preti sono invece inviati sul campo apostolico con compiti pastorali fissi e chiamati settimanalmente per due giorni, il risultato buono è che essi si muovono su terreno più naturale. Le difficoltà sono: lo studio ed il profitto si rivelano piuttosto scarsi, il vescovo deve usare tutta la sua energia nei confronti dei parroci, che scalpitano nel vedersi sottrarre il cooperatore per ben due giorni alla settimana e nel dover lasciar loro tempo per prepararsi ai convegni agli esami o alle esercitazioni. Chi scrive deve ricorrere all'espediente di sottrarre soprannumerariamente per qualche giorno i giovani sacerdoti dalla parrocchia, offrendo loro un « ritiro di studio » nella Casa Esercizi Diocesana, perché possano finire le esercitazioni scritte che, restando in parrocchia, non riescono proprio a consegnare.
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(20) OT, 22 (817).
(21) Ibidem.
(22) Ibidem.
(23) ES, art. 7 (2214).
(24) ES, 7 (2215).
(25) PO, 19 (1309).
(26) Ibidem; ES, 7 (2215).
(27) Ibidem.
(28) Ibidem.
(29) ES, 7 (2215).
(29a) Atti dell’Assemblea Generale, Roma 4-7 aprile 1967, pp. 235-238.
(29b) Ibidem, p. 237.