Lettura del Giorno

Perché i sacerdoti studino [Cap. 1]

S_E-luciani
Albino Luciani

L'allora Vescovo di Vittorio Veneto, Albino Luciani, in alcune riflessioni sul perché i sacerdoti studino.

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ALBINO LUCIANI Vescovo di Vittorio Veneto

Perché i sacerdoti studino

TIPSE - Vittorio Veneto


Cari sacerdoti,

ritornato dal Convegno episcopale di Verona (2-5 settembre), pub­blico per voi, in una specie di « miscela », alcune idee che sono state esposte ai vescovi ed altre che sono scritte unicamente per voi. Rileg­gendole, non sono contento del modo e dello stile con cui sono esposte, ma mi manca il tempo per rivedere e rifondere abbreviando. Spero tuttavia che, tra le tante cose, qualche suggerimento o informazione vi sia utile.

Vittorio Veneto, Natività, della Madonna 1968.

+ ALBINO, vescovo


I.

ALCUNI PRINCIPI E DATI

1.   - I sacerdoti devono possedere una dottrina che sia « spirituale medicina al popolo di Dio ».

2.   - Procurare e perfezionare tale dottrina col necessario studio è dovere personale dei sacerdoti stessi.

3.   - I Vescovi hanno il compito di « agevolare » questo dovere sa­cerdotale (1), dimostrando «premuroso interessamento » per le condi­zioni intellettuali del clero (2), favorendo opportune iniziative e con­vegni (3), curando — sia pure in forma rinnovata — l’osservanza dei cc. 130/1, 131 e 459/3.

4.   - Principali casi contemplati:

a)       sacerdoti appena usciti dal Seminario (4);

b)       sacerdoti destinati agli studi superiori (5);

c)       novensili, che, dopo l’Ordinazione, devono prepararsi « saltem per triennium » ad un esame annuale (6);

d)      sacerdoti candidati all’ufficio di parroco (c. 459/3);

e)       parroci di recente nomina (7);

f)        sacerdoti, che iniziano una nuova attività pastorale (8);

g)       tutti i sacerdoti in genere (9);

h)      teologi « ricercatori » o volgarizzatori.

5.   - Per i sacerdoti del primo anno, parrebbe che « studiare i mezzi più adatti » ad un loro conveniente avvio apostolico dovesse essere « cura delle Conferenze Episcopali nelle singole nazioni » (10); secondo Ecclesiae Sanctae, però, i vescovi possono agire « da soli o uniti fra loro » (11).

Anche per gli studi del clero in genere, i vescovi possono agire « da soli o a livello interdiocesano » (12).

6.   - Si parla, evidentemente, di studi in prevalenza teologici. Per i casi a), d) ed e) si tratta prevalentemente di corsi «pastorali» nel senso più stretto di iniziazione o di avvio graduale alle varie forme ed ai vari campi di apostolato, di continuare le « esercitazioni pratiche iniziate fuori Seminario, prima dell’Ordinazione sacerdotale, per im­parare l’arte dell’apostolato » (13). Quest’arte — è sottinteso — se dav­vero è « arte » e non mestiere da praticoni, deve procedere da autentica scienza teologica.

Negli altri casi gli studi sono pure « pastorali »: non nel senso che essi si restringano a una tecnicologia empirico-spicciola dell’apostolato nelle sue varie branche; neppure nel senso che escludano impegno serio o metodo scientifico; bensì per lo scopo che in ogni caso si prefiggono: aiutare a salvar anime, « formare veri pastori d’anime » (14), mettere i sacerdoti in condizione di « dare una risposta esauriente ai problemi sollevati dagli uomini d’oggi » e « sostenere con buoni risultati il dia­logo con gli uomini del nostro tempo » (15).

7.   - In ogni caso i sopracitati studi « dovranno servire anche a raf­forzare la vita spirituale» dei sacerdoti (16). Negli stessi studi supe­riori, «in nessun modo venga trascurata la loro (dei sacerdoti) for­mazione spirituale e pastorale» (17).

Del corso per i sacerdoti del primo anno vengono ricordati (18) tre aspetti: « spirituale, intellettuale e pastorale »; ma non si tratta di tre compartimenti stagni; i tre aspetti — precisa l’Optatam Totius (19)

— siano con piena armonia indirizzati al fine pastorale ». Cioè, se ho ben capito: l’insegnante di teologia non dica: « Io son qui per imbot­tirvi di scienza ». Il parroco non dica: « Son qui per insegnarvi il me­stiere ». Il direttore del corso non dica: « Adesso vi faccio un po’ pregare ». Tutti e tre, invece, questi personaggi, d’accordo, insieme, ciascuno nel suo campo, devono mirare a fare dei giovani loro affidati dei pastori d’anime esperti, spiritualmente e culturalmente preparati. Nessuno dei tre deve coltivare nei sacerdoti un terzo di personalità, trascurando gli altri due terzi!

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NOTE

Convenzionalmente:

PO = Presbyterorum Ordinis CD = Christus Dominus OT = Optatam Totius

ES = Ecclesiae Sanctae, Lettera Apostolica 8-12-1966 GE = Gravissimum Educationis GS = Gaudium et Spes DV = Dei Verbum

La numerazione fra parentesi è della Edizione Dehoniana.

(1)   PO, 19, (1309).

(2)   CD, 16 (611).

(3)   Ibidem.

(4)   OT, 22 (817).

(5)   OT, 18 (812); GE, 11 (847).

(6)   CJC, c. 130/1.

(7)   PO, 19 (1309).

(8)   PO, 19 (1309).

(9)   CD, 16 (611); PO, 19 (1307-1310); ES, art. 7 (2214, 2215).

(10)  OT, 22 (817).

(11)  ES, art. 7 (2214).

(12)  PO, 19 (1309).

(13)  OT, 21 (816).

(14)  OT, 4 ( 780).

(15)  PO, 19 (1307-1308).

(16)  PO, 19 (1309).

(17)  OT, 18 (812).

(18)  OT, 22 (817).

(19)  OT, 4 (781).