Lettura del Giorno

Il sacerdote diocesano alla luce del Vaticano II [Cap. 3 - 3-4]

Albino Luciani
Albino Luciani

L'allora Vescovo di Vittorio Veneto, Albino Luciani, in alcune riflessioni sul sacerdote diocesano alla luce del Vaticano II

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3.      Qualche ammonizione.

Insegnare « non una propria sapienza, bensì insegnare la parola di Dio ». Come il radio supera gli altri metalli, come la folgore vince gii altri fuochi, come il missile batte la freccia del selvaggio, così la parola di Dio batte qualunque sapienza umana. Sarebbe tradimento barattare o velare od oscurare la prima colla seconda.

« La, predicazione... è spesso assai difficile... non può limitarsi ad esporre la parola di Dio in termini generali e astratti, ma... deve appli­carsi... alle circostanze concrete della vita » (13).

Se è « difficile », bisogna prepararsi con diligenza e usare l'arte del proporzionare, dell'adattare, del saper limitarsi. Se si tratta di « cir­costanze concrete », bisogna che, a predica finita, gii uditori possano dire non: Come è bravo, com’è eloquente! ma: Come è giusto, com'è utile quello che dice!

La predicazione sbocca, presto o tardi, nei Sacramenti, ai quali essa si ricollega in una maniera o nell’altra: nella Messa poi si ha « un’unità inscindibile» tra Liturgia della parola e Liturgia del sacrificio (14).

4.      Circa la celebrazione dei Sacramenti, ecco alcune espressioni felici..

«Con il Battesimo (i sacerdoti) introducono gli uomini nel Popolo di Dio» (15). Non è detto: «cancellano il peccato originale », aspetto vero, ma solo negativo: è detto l'aspetto positivo di un fatto, che è tra­sformazione divinizzante per il battezzato e festa gioiosa per la famiglia parrocchiale, che riceve in regalo un nuovo fratello o una, nuova sorella.

Era, piuttosto meschinella la catechesi, che spiegava: « L’acqua lava ì corpi e alla stessa maniera il Battesimo lava l’anima ». Una catechesi biblica, paolina, liturgica e conciliare spiegherà: « Il fonte battesimale è come il sepolcro del Signore: vi si entra morti, vi si esce risorti col Cristo! ». Oppure: « Il fonte è come un ” seno materno esso dà origine a una creatura, ch’è nuova nello spirito! ».

« Con il Sacramento della Penitenza riconciliano i peccatori con Dio e colla Chiesa » (16), Col peccato, infatti, il peccatore diventa quasi un parassita che vive alle spalle della Chiesa. Perdonarlo, vuol dire ri­metterlo in piena comunione con la Chiesa. La Confessione sembra soltanto un sacramento individuale; è invece eminentemente comuni­tario.

« La penitenza del singolo cristiano — dice la Costituzione « Paenitemini » del 17 febbraio 1966 — ha pure un proprio intimo rapporto con tutta la comunità ecclesiale ». La Lumen Gentium (n. 11 [314]) aveva detto: « quelli che si accostano al sacramento della penitenza, ricevono dalla misericordia di Dio il perdono delle offese fatte a Lui ed insieme si riconciliano con la Chiesa, alla quale hanno inflitto una ferita col peccato, e che coopera alla loro conversione con la carità, l’e­sempio e la preghiera ».

« Con la sacra unzione degli infermi e la preghiera dei sacerdoti, tutta la Chiesa raccomanda gii ammalati al Signore sofferente e glorifi­cato, perché alleggerisca le loro pene e li salvi, anzi li esorta a unirsi spontaneamente alla passione e morte di Cristo, per contribuire così al bene del Popolo di Dio » (ibidem, 11 [314]).

Non è — dunque — l’Unzione degli Infermi « il Sacramento di coloro soltanto che sono in fin di vita » (Sacrosanctum Concilium, 73 [126]) e va modificata la prassi introdotta nel Medio Evo di conside­rare questo Sacramento come dispositivo alla morte. Esso è stato isti­tuito specialmente in relazione alla malattia; per esso la Chiesa implora la guarigione del malato e soprattutto il suo sollievo spirituale.

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(13)         PO, 4 (1250).

(14)         PO, 4 (1251).

(15)         PO. 5 (1253).

(16)         PO, 5 (1253).