A cento anni dalla morte, L’Osservatore Romano lo ricorda come uno dei migliori parroci di Venezia. E’ Aristide Cavallari, prete veneziano formatosi alla scuola del Curato d’Ars e successore di Pio X al Patriarcato di Venezia. L’articolo ricorda come questo pastore “Vigilò sui preti in cura d’anime e sui seminaristi in formazione, perché fossero quanto a fede, a qualità morali e intellettuali all’altezza dei tempi”.
Tra i migliori parroci di Venezia – L’Osservatore Romano 25/11/2014
Al cuore della scorsa estate, ormai alle porte della ricorrenza centenaria della festa liturgica di san Pio X, mi sono imbattuto, in terra veronese, con la memoria viva del vescovo che successe a Papa Sarto nel patriarcato veneto e fu da lui creato cardinale: Aristide Cavallari. Lo scrive Marco Agostini aggiungendo che fu come se una delle figure, che Paolo Veronese dipinse ad affresco sulle pareti di Villa Barbaro a Maser, si staccasse dall’arriccio e cominciasse a passeggiare ancora sulla scena del mondo. La memoria del patriarca Cavallari si sostanzia qui negli autografi, nelle lettere pastorali e in alcune epistole private scrittegli dal Papa. Il 2014 sigla i cento anni dalla sua morte, avvenuta quattro mesi dopo quella del Pontefice che, da patriarca di Venezia, ne aveva seguito con affetto l’opera sacerdotale e che soleva dire: «Beata la diocesi che avrà per vescovo quest’uomo». Il 9 agosto 1903, con uno dei suoi primi atti di governo all’indomani dell’elezione al pontificato, Pio X lo scelse come vescovo titolare di Filadelfia e provicario del patriarcato veneto, facendolo in pari tempo rettore del Seminario, carica che ricoprirà fino al 1910. Gli autografi del santo Pontefice, sigillati nella teca, paiono essere alcuni di quelli citati da monsignor Carlo Cesca, segretario particolare del cardinal Cavallari, nel suo memoriale S. S. PP. Pio X e l’Emo Cardinale Aristide Cavallari Patriarca di Venezia datato 10 maggio 1945, che qui, pure, si conserva…
Formato alla scuola del santo curato d’Ars ebbe zelo illuminato per l’educazione religiosa, per le pratiche della devozione e lo splendore della liturgia, per la carità, per l’op era di contrasto — attraverso la costituzione di luoghi di ritrovo e formazione e delle casse di depositi e prestiti e l’incremento dell’Azione Cattolica — all’avanzata del socialismo, che perseguiva la scristianizzazione dei lavoratori, e per l’opposizione alla massoneria. Vigilò su di sé e sugli altri per non cedere alle insidie del cosiddetto “spirito moderno”, come gli ricordò il Papa il giorno che lo fece cardinale. Vigilò sui preti in cura d’anime e sui seminaristi in formazione, perché fossero quanto a fede, a qualità morali e intellettuali all’altezza dei tempi. Assecondò volentieri la decisione del Pontefice di incrementare la pratica santificante della comunione frequente e quotidiana — per chi la poteva ricevere — e di abbassare l’età dei bambini per accedere alla comunione. Parla di questo, unitamente alla devozione e all’affetto per il grande Pontefice, nella lettera che scrisse ai veneziani in vista del Giubileo Sacerdotale del Papa (Lettera dell’Eminentissimo Cardinale Aristide Cavallari Patriarca di Venezia, Tipografia Patriarcale già Cordella, Venezia 1908). Anche questa lettera, insieme ad altri ricordi, la famiglia custodisce tra i cipressi e gli ulivi delle colline veronesi.