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Ai sacerdoti circa la pastorale in condizioni di guerra

Major-Archbishop of Kyiv-Halych
L'Arcivescovo Maggiore di Kyiv-Halych

Cari confratelli nel sacerdozio di Cristo!

         Nell’ultimo anno nella pratica pastorale sorgono spesso davanti a noi sfide e domande, con le quali fino ad oggi non avevamo a che fare: morti di massa degli attivisti alla Maydan, la guerra nell’Ucraina orientale, l’atmosfera di angoscia, insicurezza e paura, e di conseguenza sintomi di depressione e sfiducia nella società. Eppure, nel contempo si osserva nel popolo ucraino il forte e autentico risveglio dello spirito umano e della solidarietà, il desiderio di lavorare per il bene comune, nonché manifestazioni di una degna e sorprendente auto-organizzazione ed abnegazione.

         La fiducia della società verso la Chiesa resta al più alto [livello]. Ciò significa che la gente si aspetta dalle guide spirituali degli orientamenti in questo tempo difficile. In quanto in ogni parrocchia ci sono coloro che partecipano alle operazioni militari, i loro familiari o conoscenti; molte famiglie hanno sofferto per la perdita di familiari e vicini. La guerra ha toccato tutti gli abitanti del nostro Paese. Persino quelli che seguono gli eventi in occidente davanti agli schermi dei televisori sono stati indirettamente coinvolti in essi, e per tanto anch’essi sono traumatizzati.

         La chiesa non ha delle risposte veloci e pronte a tutte le domande. Noi dobbiamo chiedere in ogni tempo lo Spirito Santo, affinché alla luce della Sapienza Divina ci aiuti a fare la volontà di Dio nel nostro servizio pastorale. Nel contempo, vogliamo separare alcuni problemi e proporre delle comunicazioni chiave, nonché le loro possibili soluzioni alla luce della Parola di Dio e della dottrina sociale della Chiesa Cattolica.

         La guerra informativa e come opporvisi

         Non a caso le guerre moderne si chiamano “ibride”, in quanto si svolgono contemporaneamente su molti livelli. Su questo tipo di guerre ha già parlato il Concilio Vaticano II, e successivamente la Chiesa insegnava: “…la complessità inoltre delle odierne situazioni e la intricata rete delle relazioni internazionali fanno sì che vengano portate in luogo, con nuovi metodi insidiosi e sovversivi, guerre più o meno larvate. In molti casi il ricorso ai sistemi del terrorismo è considerato anch’esso una nuova forma di guerra” (Gaudium et spes, 79); “bersagli degli attacchi terroristici sono, in genere, i luoghi della vita quotidiana e non obiettivi militari nel contesto di una guerra dichiarata” (Compendio della dottrina sociale della Chiesa, 513).

         Un’altra caratteristica di questo nuovo tipo di guerre è “la guerra informativa”: molteplici comunicazioni, spesso contraddittorie, che impressionano profondamente la sfera emotiva dell’uomo, opprimono il suo stato, lo disorientano, seminano il panico. Siamo diventati testimoni di come le operazioni militari in oriente sono state anticipate e continuano ad accompagnarle un attacco informativo mai visto, orientato a diversi destinatari: nel Paese aggressore, in Ucraina e nel mondo occidentale. Questa tattica dell’aggressore non è nuova. A suo tempo San Giovanni Paolo II scrisse nel su Messaggio per il 50° anniversario della fine della II Guerra Mondiale: “Durante la seconda guerra mondiale, oltre che alle armi convenzionali e a quelle chimiche, biologiche e nucleari, s’è fatto ampiamente ricorso ad un altro micidiale strumento bellico: la propaganda. Prima di colpire l’avversario con i mezzi della distruzione fisica, si è cercato di annientarlo moralmente con la denigrazione, le false accuse, l’orientamento dell’opinione pubblica verso la più irrazionale intolleranza, mediante ogni forma di indottrinamento, specialmente nei confronti dei giovani”.

         Bisogna riconoscere che la società ucraina è risultata del tutto impreparata e troppo fiduciosa, acritica verso i media ed incapace di opporsi alla guerra informativa. Ci sono casi, chiamati “morti davanti alla televisione”. Certamente la Chiesa in termini stretti non potrà insegnare alla gente la media-istruzione, tuttavia può proporre alcune ricette per usare i media, secondo quanto segue:

-         L’informazione – è un’arma potente, che uccide i creduloni, pertanto bisogna avere un atteggiamento molto attento nei suoi confronti. Un’eccessiva quantità d’informazione, soprattutto negativa, è una delle cause principali dell’apatia, della delusione e del panico.

-         Bisogna osservare una certa “igiene informativa”: non guardare tutti i canali possibili e la pubblicazione delle notizie, non divulgare le voci, usare con responsabilità le reti sociali (che sono uno dei mezzi di comunicazione più manipolati).

-         È importante difendere i bambini dal trauma delle informazioni mediali. Si può consigliare ai genitori di non lasciare i bambini da soli con un fiume di informazioni distruttive sulla guerra, ma spiegargli in un dialogo di fiducia quello che succede nel Paese ed invitarli alla preghiera familiare comune per i deceduti ed i feriti, per la fine della guerra e la pace di Dio in Ucraina.

-         L’informazione “sulla morte”, che è un elemento di propaganda e di manipolazione, come anche diversi tipi di notizie, impregnate di elementi di violenza e morte, noi credenti possiamo e dobbiamo confrontarle con la Parola di Dio, che persino in mezzo ad apparenti situazioni disperate, porta la buona notizia della speranza e la promessa della salvezza. Pensiamo a quanta forza spirituale portano con sé queste parole della Sacra Scrittura: “Fermatevi e sappiate che io sono Dio, eccelso tra le genti, eccelso sulla terra. Il Signore degli eserciti è con noi, nostro rifugio è il Dio di Giacobbe” (Sal 46, 11-12); “… fermatevi bene ordinati e vedrete la salvezza che il Signore opererà per voi, o Giuda e Gerusalemme. Non temete e non abbattetevi. Domani, uscite loro incontro; il Signore sarà con voi” (2 Cr 20, 17); “Chi si vanta dei carri e chi dei cavalli, noi siamo forti nel nome del Signore nostro Dio. Quelli si piegano e cadono, ma noi restiamo in piedi e siamo saldi” (Sal 20, 8-10 [20, 8-9]); “Perché la vittoria in guerra non dipende dalla moltitudine delle forze, ma è dal Cielo che viene l’aiuto” (1 Mac 3, 19); “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?” (Rm 8, 31); “Con Dio noi faremo cose grandi ed egli annienterà chi ci opprime” (Sal 108, 14). Per questo invitiamo con insistenza a leggere la Parola di Dio nella cerchia familiare, che diventerà per noi un appoggio durante la tempesta e spinge alla preghiera – personale e comune – per la pace e la benedizione della nostra Patria.

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