Il vangelo di oggi si apre con questa pesante accusa contro scribi e farisei che si sono seduti sulla cattedra di Mosè ma a differenza di Mosè, che era potente nelle parole e nelle opere (cf At 7,22), loro non fanno ciò che insegnano e pretendono dagli altri.
È evidente che se nei vangeli è dedicato tutto questo spazio a scribi e farisei è perché sotto si nasconde una tentazione perenne per la Chiesa, di separare l’insegnamento dalla vita. Isaia nel capitolo 43 fa vedere che il nostro Dio, il Dio d’Israele è Dio vero proprio perché la sua Parola sono i fatti, la sua decisione è la storia, ciò che lui dice succede. Cioè c’è questa unità assoluta tra la parola e la storia, la vita: tutto ciò che si dice si vede, è un episodio dopo l’altro, un evento dopo l’altro. La Parola diventa contemplazione della storia (cf Sal 78).
La Lettera agli Ebrei dice che la Parola è teurgica, nella Parola agisce Dio; nella lettera ai Tessalonicesi oggi Paolo dice che “ricevendo la parola di Dio che noi vi abbiamo fatto udire, l’avete accolta non come parola di uomini, ma qual è veramente, come parola di Dio che opera in voi credenti”. È la Parola che cambia la storia, perché cambia l’uomo, perché agisce nell’uomo.
Perciò l’accusa di Cristo a scribi e farisei che hanno reso la parola solo umana, sottomessa alle loro elaborazioni è molto grave. Perché la parola umana produce fatti e atti umani e questi seguono la logica del premio e si traducono in potere. Senza lo spirito della vita la parola diventa norma e non riesce più a far passare la vita. Tanto che quando viene Cristo, che è la vita vera, questi sono infastiditi tremendamente perché non sanno dove mettere la vita. Sono pieni di filatteri, tutte le loro parole e preghiere vuote sono in queste scatolette messe dappertutto per far vedere quanto sono bravi ma proprio questo diventa il palco che li chiude nei loro falsi ragionamenti e impedisce di far passare la vita.
Ed è indubitabile che esattamente questa sarà la malattia più feroce della Chiesa. La prima lettura si scaglia contro i pastori che hanno fatto esattamente così riducendo la parola di Dio a un insegnamento e prescrivendo un sacco di norme per farla osservare.
Perciò l’ammonimento di Cristo è pesante, guardatevi da questo pericolo!
La via è una sola: la Parola operante in noi, Cristo in noi. Questa è l’unica vita che ci è data. E chi ha la vita di Cristo, avrà anche il pensiero di Cristo. E chi ha il pensiero di Cristo avrà anche il sentimento di Cristo: e tutto riparte di nuovo.
Saremo capaci di fare gli atti di Cristo solo se rimaniamo innestati in Lui. Perché sono assolutamente inseparabili la Parola e l’evento, la Parola e la storia, la Parola e la vita.
Mosè ha parlato dall’esperienza dell’opera di Dio, sapeva che era Dio ad aver salvato il popolo. Il suo insegnamento sorgeva da questa memoria, ma gli scribi e i farisei mancano proprio di questo, di un ragionamento che parte dalla memoria dell’opera di Dio fatta con misericordia verso il popolo.
P. Marko Ivan Rupnik