Il Vangelo di oggi mette nuovamente in primo piano i pastori, quelli che nella notte di Natale sono gli emarginati, gli esclusi soprattutto rispetto alla vita della Torah, della Legge. Ma proprio a loro Dio fa conoscere questo avvenimento della nascita e proprio loro riferiscono ciò che del bambino è stato detto.
Ciò che l'annunciazione non bastava a far capire, ciò che era stato reso un po' più chiaro nell'incontro con Elisabetta, ora viene aperto in qualche modo dalle parole dei pastori, che conducono anche Maria a una comprensione capace di “symballein”, cioè di mettere insieme.
Il verbo symballo rimanda all'immagine di una cosa di cui devo ritrovare la metà per ricomporla con la metà in mio possesso. Questo sta facendo ora Maria: è il vero compiersi dei giorni del parto, pian piano comincia a diventare Madre, a saper mettere insieme cose che nessun altro è in grado di fare se non una madre. Questa è l'arte di Maria. Si mette alla scuola della storia, degli eventi, delle persone, alla luce della Parola. Questa è la contemplazione: trovare nella nostra vita quotidiana e concreta il suo nesso con Dio, vedere come tutto si apre alla vita di Cristo è in Cristo.
Ci aiuta Cabasilas con le sue omelie sulla Madre a collocare questa scena nel suo vero ambito che è quello dell'amore del Padre. La sua visione è l'incarnazione, l’unione totale di Dio con l'uomo. Ma per far questo deve preparare una terra che sia feconda, perché nessuno è in grado di accogliere Dio se non è Dio a renderlo possibile. Perciò Maria è piena di grazia ed è soggetta a una permanente azione di Dio. Maria non ha un suo io individualista da difendere ma, al contrario, la sua volontà è libera da se stessa, è già nell'amore. Il Padre comunica a Maria quell'amore di cui Lei - e in Lei l'umanità - ha bisogno per poter accogliere Lui e il suo progetto. Non è questione di bravura, è Dio che nel suo amore previene: la grazia ci precede. Non importa capire tutto subito, ma aderire e custodire. Conta la convergenza relazionale e personale, di lei e di Dio, potremmo dire la sinergia.
Il Natale ci dice che noi stessi siamo questa umanità iniziata e profeticamente annunciata. Il Battesimo è esattamente il passaggio in cui la nostra umanità è rivestita da Dio e che rende possibile in noi tutto ciò che Dio ha preparato in Maria per poter compiere il suo progetto, perché amati.
Perciò Maria è anche nostra Madre è segno di sicura speranza. Ecco la benedizione della prima lettura, spiegata dai rabbini così: “Che tu possa trovare questa luce che inonda il volto di Dio che ti guarda. Perché sei amato da lui, Dio ha trovato il suo amato. E quando ha trovato il suo amato sorride. Che tu possa guardare Dio che ti sorride. Perché sei proprio quello che lui cercava, come l’amato cerca l’amata e quando la trova il volto cambia, diventa illuminato, sorride”.
Se Dio ha fatto questa grande opera in Maria comunicando l’amore, affinché l’umanità potesse accogliere la divinità e se noi siamo questa umanità, allora certamente possiamo essere sicuri che siamo chiamati a cercare in tutto e dappertutto il volto di Dio che ci sorride, la luce che illumina il suo volto, perché siamo esattamente quelli che Lui cercava. Perché Lui si è voluto unire all’uomo per comunicare ciò che Lui è.
P. Marko Ivan Rupnik