Corpus Domini

Gv 6,51-58

Congregatio pro Clericis

In questo vangelo, Cristo dice praticamente che tutto ciò che è la sua realtà umana, quello che si può vedere e constatare, quello è il cibo, perché nel mondo ebraico semitico “carne” indica la persona umana in tutta la sua realtà. Si chiude ogni possibilità di una comprensione gnostica del suo messaggio, della sua vita. Non basta insegnare, spiegare la parola e poi fare l’opera che aspetta il riconoscimento degli altri. Qui Cristo dice che la sua vita, così come la vediamo è questa sapienza che nutre la vita, è questa vita/sapienza.

In questa realtà umana si poteva scorgere che non era solo, che era mandato, che c’era sempre un Padre con cui Lui sta in dialogo, c’è sempre una missione. Questa vita umana che Lui vive diventa la salvezza per il mondo, per tutta l’umanità. Tutto questo è la sua carne, tutto questo è rinchiuso nell’eucaristia, in  quel pane che Lui ci lascerà: Colui che l’ha mandato, l’obbedienza a Lui, che Lui fa solo ciò che vede dal Padre, dice solo ciò che vede dal Padre. È questa la vita che diventa cibo per il mondo.

Non è una visione ideal-pensata ma questa storia che Lui vive nella sua carne diventa cibo per ogni realtà umana. Questa sottolineatura del cibo è curiosa perché proprio i termini in greco ci rimandano esattamente a un masticare che fa vedere tutta la concretezza che chiude la possibilità di ogni idealizzazione. Perché si vede che si tratta di una assunzione, di un assorbimento di quella realtà nella mia realtà e della mia nella sua. Sono solo due che hanno la vita in se stessi: il Padre ed il Figlio.  “Come il Padre, infatti, ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso” (Gv 5,26). E poi dice: ‘Come il Padre che ha la vita ha mandato me e io vivo per il Padre, così colui che mangia di me vivrà per me” (Gv 6, 57).

Io allora divento ciò che mangio, cioè vivo per Lui. Il dono si nutre con il dono; e il dono nutre il dono. Perciò non è un dettaglio del mio vissuto che io farò secondo la parola del vangelo, ma è cominciare a mangiare e vivere l’eucarestia come nutrimento della vita che fa di me una vita che è  dono, perché vivo per Cristo. Come Cristo per il Padre è un dono per noi, così noi ci nutriamo con un dono che ci fa dono.

Perciò è importante quel verbo masticando. Il pane che io mastico è costituito dal frutto della terra e del mio lavoro. Ed è proprio questo pane che diventa il Corpo di Cristo che io mangio. Lo Spirito Santo che è sceso sul pane e ha fatto diventare questo stesso pane il Corpo di Cristo, ora, mangiandolo fa emergere da me, dal mio vivere, il Corpo di Cristo, cioè la vita come comunione con tutti in un unico Corpo che è la Chiesa.

 

P. Marko Ivan Rupnik