XVI Domenica del Tempo Ordinario - Anno A

Sap 12, 13. 16-19; Sal. 85; Rm 8, 26-27; Mt 13, 24-43.

Congregatio pro Clericis

 

 

“È proprio dell’angelo cattivo, che si trasforma in angelo di luce, entrare con il punto di vista dell'anima fedele e uscire con il suo: suggerisce, cioè, pensieri buoni e santi, conformi a quell'anima retta, poi a poco a poco cerca di uscirne attirando l'anima ai suoi inganni occulti e ai suoi perversi disegni”.

Ignazio di Loyola, Esercizi spirituali, §332

 

Dov’è Dio?

Dov’è Dio? È la domanda che risuona in maniera sempre più inquietante attraverso le pieghe faticose della storia. Ed è la domanda che oggi torna nuovamente a sfidare il credente. Facciamo fatica a vedere la presenza di Dio in un periodo di particolare sofferenza. L’umanità solleva un grido che sembra rimanere inascoltato. Stiamo morendo, e nasce il sospetto che a Dio non interessi più. La storia appare confusa e non riusciamo più a scorgere tracce di speranza. Ci sentiamo abbandonati.

Una presenza da cercare

Probabilmente questi dubbi hanno attraversato anche la prima comunità cristiana, tanto che l’autore del Vangelo di Matteo ha sentito il bisogno di aiutare a comprendere in che modo si manifesta la presenza del Signore, quella presenza che Matteo indica con l’espressione “Regno dei cieli”. Il Vangelo riconosce infatti che non è sempre immediato ritrovare l’opera di Dio in mezzo a noi, perché nel campo della storia e nella vita degli uomini, le cose possono apparire in maniera ingannevole e confusa. La prima caratteristica del Regno dei cieli è perciò quella di farsi cercare: nella confusione del mondo, occorre valutare bene i segni della presenza di Dio.

Quando siamo deboli

La parabola del grano e della zizzania può essere letta infatti sia sul piano più generale della vita della comunità, sia sul piano particolare di quello che avviene nel cuore di ogni uomo: la storia è l’espressione di tanti vissuti personali che si intrecciano. Forse non possiamo vigilare su quello che avviene nel mondo, ma certamente siamo responsabili di quello che avviene nella nostra anima. Quando infatti siamo addormentati, quando cioè siamo meno vigili, quando siamo più deboli, quando inevitabilmente siamo meno lucidi per la stanchezza che attraversa la nostra vita, il Nemico approfitta per creare confusione e nascondere l’opera di Dio. Il Nemico è subdolo perché si nasconde: getta la zizzania, ma poi scompare. Proprio come quelle persone che non hanno il coraggio di venire alla luce, ma si insinuano come serpenti per avvelenare la vita degli altri.

Discernere

Il male si presenta molte volte sotto apparenza di bene. Il Nemico si traveste da angelo di luce. Come Ulisse, ci presenta un cavallo di Troia, che ha l’apparenza del regalo, ma che dentro contiene la trappola per assediare la città. Anche sul bene dunque occorre fare discernimento, ed è il discernimento più difficile. Non sempre ciò che si presenta come vantaggioso, lo è adesso per me in questa situazione. Non basta che una cosa sia buona in sé per accoglierla. Ciò che oggi sembra un vantaggio, potrebbe portare delle conseguenze nefaste. Per questo è opportuno chiedersi: dove porterà questa decisione? Quali saranno le conseguenze prevedibili di questa scelta? Che cosa mi spinge, nel profondo del cuore, ad andare in questa direzione?

Il tempo

Per capire la differenza tra il grano e la zizzania occorre prendersi tempo, aspettare, osservare che cosa dà vita e che cosa invece ci toglie il respiro. Le decisioni importanti vanno ponderate con attenzione. All'inizio, come ci insegnano i contadini, il grano e la zizzania sono molto simili, solo progressivamente cominciano a presentarsi in modi differenti. Questa dinamica è presente non solo nel nostro cuore, ma, come abbiamo detto, anche nella comunità. Gesù ci invita a non giudicare subito. Siamo chiamati a rispettare le differenze, anche quando ci sembra assurdo ritrovarci nello stesso gruppo con chi la pensa in maniera diversa da noi. Come i servi, probabilmente anche noi siamo presi spesso da uno zelo incendiario che vuole fare chiarezza immediatamente, ma in questo modo rischiamo di rovinare l’intero raccolto. I servi sono chiamati invece a osservare, a vigilare, ma non a estirpare.

Il colpevole

I servi sono anche coloro che provano a imputare a Dio la colpa di questa confusione: quello che avviene nella storia, come quello che avviene nel nostro cuore, facilmente viene ricondotto all’azione di Dio che avrebbe dovuto agire diversamente. Dio è sempre il principale imputato del male che ci ritroviamo ad affrontare. Verrà però il momento in cui Dio troverà il modo per mettere ordine: se gliene diamo la possibilità, manderà i suoi mietitori che si adopereranno per un’opera di distinzione, legando e bruciando la zizzania da una parte, riponendo il grano buono dall’altra. Se avremo pazienza, Dio ci aiuterà a portare avanti il nostro discernimento.

La piccolezza

Un’ulteriore caratteristica del Regno di Dio viene descritta in questa pagina del Vangelo: la piccolezza. Anche per questo è così difficile riconoscere le tracce di Dio nella storia. Dio infatti non è eclatante, non è ingombrante, non fa rumore. La sua presenza è delicata, semplice, misteriosa, ma estremamente efficace, perché nonostante la sua piccolezza e umiltà, riesce a dare ombra agli uccelli come il granello di senape e a far lievitare la farina come un po’ di lievito. Ci troviamo così davanti a una logica diversa: evidentemente la logica di Dio non è quella del mondo. Occorre chiedersi perciò chi stiamo cercando o in che modo stiamo cercando quando ci interroghiamo sulla presenza di Dio nella storia. Siamo vigilanti e pazienti nella notte? Siamo disposti a riconoscere che Dio opera sì grandi cose ma attraverso una misteriosa semplicità?

 

Leggersi dentro

- Mi prendo tempo per cercare di discernere la presenza di Dio soprattutto quando non è così evidente?

- Come mi aspetto che Dio si manifesti nella mia vita e nella storia?

 

P. Gaetano Piccolo S.I.

Compagnia di Gesù (Societas Iesu)